Ipotesi Regionali in autunno. L'epidemia spranga i seggi

Se l'emergenza continua può saltare il voto di maggio. Oggi la data del referendum taglia-poltrone

Ipotesi Regionali in autunno. L'epidemia spranga i seggi

Roma E se a maggio saremo ancora così, in piena emergenza? Salteranno pure le Regionali? Dietro queste domande che tra mille scongiuri circolano a Montecitorio c'è un po' di scaramanzia e parecchio allarmismo. Però la questione esiste: se la curva del contagio non si stabilizza, se le scuole resteranno chiuse, se le città rimarranno blindate, come si potrà garantire un regolare svolgimento della campagna elettorale? Comizi, dibattiti, manifestazioni, difficile ipotizzare tutto ciò nelle zone rosse e gialle. Forse, dice qualcuno, sarà necessario rimandare non solo il referendum «taglia poltrone», ma anche le amministrative a dopo l'estate. Forse Conte rimarrà in carica a lungo. Si va verso una politica bloccata, anestetizzata, dove non si vota più? È quello che sembrano sperare i grillini. Davide Casaleggio infatti considera l'epidemia un'opportunità per «investire in innovazione» e cambiare lo status quo. «Potrebbe essere l'occasione - dice al Sole 24Ore - di testare il voto on line per i comuni di dove non sarà possibile recarsi al seggio». La vittoria definitiva del Grande Fratello.

A Palazzo Chigi non si sono nemmeno posti il problema: devono ancora decidere che fare con il referendum del 29 marzo sulla riduzione del numero dei parlamentari, da mille a 600, figuriamoci se hanno affrontato la questione delle amministrative, peraltro lontane quasi tre mesi. E dal Quirinale silenzio: si tratta di materia governativa, il capo dello Stato interverrà solo per emanare un eventuale decreto. Ma, in un Transatlantico sempre meno affollato per paura del contagio, ogni giorno che passa vede crescere il timore che il Coronavirus oltre agli ospedali mandi in tilt il sistema.

Dunque? Oggi il consiglio dei ministri dovrebbe intanto spostare la data del referendum, accorpandolo con le amministrative di maggio. «Aspetteremo fino all'ultimo prima di decidere - spiega il premier - e lo faremo sulla base della situazione sanitaria». La tornata elettorale di primavera interessa sette regioni - Toscana, Puglia, Val d'Aosta, Campania, Marche, Veneto e Liguria - e una serie di città come Venezia, Trento, Macerata, Arezzo, Chieti, Reggio Calabria, Mantova. Bisognerà convincere i governatori ad accettare l'election day e i comitati referendari del Sì è del No. Votare insieme servirebbe oltretutto a risparmiare 300 milioni di euro che potrebbero essere destinati alla sanità.

Poi c'è un aspetto più banale: l'accorpamento conviene ai 5s che sperano in un effetto di trascinamento del referendum sulle amministrative. E se il taglia poltrone slitta, si chiude anche la finestra elettorale autunnale: considerati gli adempimenti tecnici, prima del 2021 non si potrebbe tornare alle urne.

Anzi, vista la vicinanza con il semestre bianco, quando il capo dello Stato in scadenza di mandato non può sciogliere le Camere, la legislatura potrebbe durare fino al 2023. Sempre che il Coronavirus non faccia saltare tutti i calcoli.

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