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Iran, oltre cento morti. "Impicchiamo i ribelli"

I cecchini sparano dai tetti e il regime minaccia. Internet bloccato da sabato

Iran, oltre cento morti. "Impicchiamo i ribelli"

Una strage. Ma gli occhi del mondo non ci sono in Iran, dove il regime ha imposto da sabato un blocco quasi totale su Internet e ha promesso ieri di essere intenzionato a «impiccare» chi proseguirà con le proteste. «Sono almeno 106 le persone uccise in 21 città dell'Iran, stando a notizie attendibili» annuncia Amnesty International da Londra, aggiungendo che «il vero bilancio potrebbe essere molto più grave, con alcune notizie che portano il numero degli uccisi fino a 200». I dati di Amnesty International si basano su «filmati verificati, testimonianze raccolte sul terreno e informazioni» dagli attivisti per i diritti umani residenti al di fuori dell'Iran. In un video, spiega l'organizzazione per i diritti umani, è possibile vedere «cecchini che sparano sulla folla dai tetti degli edifici e, in un caso, da un elicottero». Gran parte delle manifestazioni era pacifica e solo «un piccolo numero di persone lanciava pietre e dava alle fiamme banche e scuole». Unità delle forse di sicurezza iraniane, aggiunge Amnesty, hanno trascinato via corpi privi di vita e feriti da strade e ospedali, senza fornire alcuna notizia ai parenti delle vittime.

D'altra parte, il quotidiano conservatore Kayhan, vicino alla Guida suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei, ha minacciato di voler tagliare la testa ai leader dei manifestanti, scesi in piazza nel Paese contro il caro benzina, definiti «criminali ingaggiati» dall'esterno. Il quotidiano ha scritto che le autorità giudiziarie emetteranno un verdetto con pena capitale per i leader delle proteste, macchiatasi di «ribellione», punibile sia a livello legale che religioso con la morte. Sull'uso della Rete, bloccata, Teheran ha fatto sapere che ripristinerà l'accesso quando sarà sicura che non ci saranno «abusi».

Intanto si alza la voce, fioca, anche delle Nazioni Unite. «Siamo particolarmente allarmati che l'uso di proiettili veri abbia, presumibilmente, causato un numero significativo di morti in tutto il Paese», ha dichiarato il portavoce dell'Alto Commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite (Unhcr), Rupert Colville. E ora l'Iran, messo all'angolo dalle sanzioni americane, punta su un'offensiva diplomatica che ha nel mirino anche l'Italia. Teheran e Roma stanno lavorando a un incontro tra i rispettivi ministri degli Esteri, Mohammad Javad Zarif e Luigi Di Maio, a margine della conferenza Med Dialogues prevista dal 5 al 7 dicembre a Roma. «Stiamo aspettando la conferma dal ministero degli Esteri italiano», ha detto l'ambasciatore della Repubblica islamica in Italia, Hamid Bayat. I temi in agenda: «sia i rapporti bilaterali che le questioni di carattere regionale». E si sta lavorando a un incontro di Zarif anche col presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e con rappresentanti del mondo del business attraverso Confindustria. «L'Iran sta aspettando un segnale dal nuovo governo italiano per avviare un dialogo, il miglior mezzo per affrontare i problemi», ha aggiunto il diplomatico in un incontro con la stampa nella sua residenza a Roma alla vigilia della visita in Italia, ai primi di dicembre, di Zarif.

«Abbiamo visto i cambiamenti nel governo negli ultimi mesi, le autorità italiane hanno sempre ribadito l'interesse di avere un dialogo costante: speriamo che incrementino gli incontri», ha auspicato l'ambasciatore: «Ci sono le capacità per avere la massima cooperazione» tra i due Paesi, «in ambito economico, commerciale e culturale».

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