Gli istituti passano l'esame. Ma in Borsa il comparto va ko

Piazza Affari snobba la tenuta delle banche rispetto agli "stress test" sui tassi. Pesano i crediti deteriorati

Gli istituti passano l'esame. Ma in Borsa il comparto va ko

Tutti contro il nuovo giro di vite chiesto da Francoforte per i crediti deteriorati delle banche. La Banca centrale europea starebbe ragionando su un aumento delle coperture delle banche relativamente non solo ai nuovi crediti deteriorati che emergeranno dal 2018 in avanti, ma anche sull'intero stock di Npl (Non performing loans), pari a circa 915 miliardi nell'Eurozona di cui circa un quarto in Italia. Sarebbero queste le ulteriori misure sulle sofferenze dei bilanci che l'Eurotower ha annunciato per marzo 2018 quando la scorsa settimana ha pubblicato un aggiornamento delle sue linee guida sulla gestione dei cosiddetti Npl in cui propone di richiedere alle banche coperture pari al 100% dei crediti deteriorati in tempi più rapidi.

Dal governo italiano si alzano le barricate in difesa del sistema tricolore, ancora convalescente dopo i salvataggi di Montepaschi e delle due ex popolari venete. «È chiaro che in Italia c'è un problema di riduzione delle sofferenze bancarie, è chiaro anche che questo processo è iniziato e sta andando nella direzione giusta con una velocità crescente. Di questo siamo soddisfatti ma ho delle perplessità sia sui modi che sui contenuti della comunicazione», ha detto ieri il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan entrando all'Eurogruppo. Meno diplomatico il collega dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda che promette battaglia: «È un paradosso, perché mentre da una parte la Bce sta facendo una manovra di immissione massiccia di liquidità, dall'altro le regole sul credito si restringono. Faremo una battaglia in Europa su questo tema che è politico e non tecnico».

I due ministri si alleano dunque al fronte comune che in Italia va dall'Abi a Confindustria, dai sindacati alle associazioni delle imprese, che temono un'impennata del costo del credito, oltre che un suo brusco rallentamento. Dal sistema bancario ieri è si è levata anche la voce del presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro: «Se si fissano dei parametri generici» sulla contabilizzazione e la gestione degli Npl che non vengono calcolati sulla base della recuperabilità dei singoli crediti si violano le norme contabili, le norme del codice civile che i cda sono tenuti ad osservare», ha detto il banchiere. Auspicando una soluzione che rispetti tutte le esigenze ineludibili. L'importante è che le regole non impongano limiti non necessari all'attività delle banche».

Mentre incalza il confronto fra l'Italia e Francoforte sulle sofferenze del credito ieri sono arrivate buone notizie dagli stress test. La Bce ha fatto le prove generali degli effetti di tassi di interesse più alti rispetto all'attuale contesto di minimi storici mettendo «sotto sforzo» la tenuta dei bilanci di fine 2016 delle principali 110 banche europee (non tutte, quindi, e tra quelle escluse ci sono gli istituti impegnati in aggregazioni lo scorso anno come Mps). I test hanno simulato un incremento dei tassi di 200 punti base ma non è emerso «nulla di veramente preoccupante», ha detto Korbinian Ibel, direttore della supervisione della Bce. Le big nostrane avrebbero superato l'esame. Ma i timori per le nuove regole sugli Npl hanno avuto la meglio in Piazza Affari dove il listino principale (+0,38%) è stato rallentato dai titoli bancari: Bper ha lasciato sul terreno il 3,18%, Bpm Banco il 2,75% e Ubi l'1,26% mentre hanno limitato i danni Intesa (-0,6%) e Unicredit (-0,1%). A pesare sul settore è stata anche l'ultima zampata del ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, che sta per diventare presidente del Parlamento tedesco.

Prima di andarsene salutando i colleghi dell'Eurogruppo ha dettato la linea di rigore che la Germania seguirà «a ogni costo», (ha sottolineato scimmiottando il Whatever it takes con cui Mario Draghi arrestò la crisi dell'euro nel 2012). Ovvero default pilotati per chi è in crisi.

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