«Italia ad alto rischio di attacchi Attenzione alle donne terroriste»

Gli 007: mogli e figlie di chi va al fronte potrebbero emularne «l'eroismo». Il governo usa i fondi dei profughi per la sicurezza

RomaL'Italia è sempre più nel mirino del terrorismo internazionale. Per la sua valenza simbolica di epicentro della cristianità, per la sua vicinanza alla Libia, per il plausibile rischio di infiltrazioni terroristiche nei flussi via mare. Cresce dunque il pericolo di attacchi nel nostro Paese, che si trova a fronteggiare la concreta minaccia di foreign fighters e lupi solitari oltre a quello di una nuova generazione di jihadisti, i giovanissimi nati in Occidente che si radicalizzano sul web. Non solo uomini indottrinati sui network del terrore e capaci di attivarsi autonomamente, ma anche donne - mogli, familiari o amiche di combattenti - attratte dall'«eroismo» dei propri cari e pronte ad entrare in azione.

L'allarme arriva dai servizi segreti, che nella relazione inviata al Parlamento dal Dipartimento Informazioni e Sicurezza mettono in guardia dalla minaccia islamica, diffusa dai proclami dell'Isis, sollecitando le istituzioni a prenderne consapevolezza e a «fare sistema» per fronteggiarla. Ma nel giorno in cui viene reso pubblico l'allarme dei nostri 007, salta fuori anche l'ennesimo pasticcio del governo sui fondi usati per finanziare parte dell'operazione «Strade sicure» (che prevede l'impiego di 4.800 militari per il controllo del territorio e la vigilanza di siti sensibili). I soldi verranno attinti dal Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo, come previsto dal dl sul contrasto all'Isis. Una norma che rischia di contraddire quanto sostenuto finora anche dal premier Matteo Renzi, e cioè che i migranti non hanno nulla a che vedere con il terrorismo, e che non piace affatto a Pd e Sel, contrari a tagliare i fondi agli immigrati per contrastare la minaccia islamica. L'intelligence mette in guardia anche da possibili proteste dell'area antagonista per la giornata inaugurale dell'Expo e dal pericolo No Tav, ma la preoccupazione maggiore è sicuramente il terrorismo di matrice islamica, rappresentato dal network jihadista che si muove dall'Iraq all'Africa, con al vertice l'Isis. La Libia rappresenta per l'Italia un teatro da non sottovalutare, che può trasformarsi in una minaccia diretta e una potenziale piattaforma per proiezioni terroristiche. Per gli 007 va assolutamente scongiurata la sua frammentazione, in armonia con l'azione dell'Onu.

C'è da dire che, nonostante l'allerta sia elevata come mai dall'11 settembre del 2001, ad oggi per i servizi segreti «non sono emerse attività o pianificazioni ostili in territorio nazionale riconducibili allo stato islamico». Accanto ai foreign fighters che dall'Europa sono andati a combattere in Siria (si ipotizza che siano almeno tremila) e per i quali l'Italia potrebbe rappresentare una zona di «ripiegamento», ci sono varie categorie di soggetti pronti a colpire: emissari addestrati dall'Isis, cellule dormienti, mogli di combattenti, lupi solitari o microgruppi che decidono di attivarsi autonomamente. E il ricorso a strumenti offensivi più disparati comporta un concreto rischio di emulazione. Un ruolo fondamentale in questo quadro lo gioca Internet.

Sul web, infatti, agiscono «veri e propri centri di reclutamento per aspiranti jihadisti» che sono capaci di intercettare l'insoddisfazione di quei terroristi homegrown che dal computer vogliono passare ai teatri di guerra.

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