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In Italia recessione finita ma la crescita è «tiepida»

Standard&Poor's dimezza le stime del governo: «Consumi ancora al palo»

RomaL'Italia è uscita dalla recessione. Ma la ripresa dell'economia «è ancora tiepida». Standard and Poor's sembra frenare l'entusiasmo del governo sulla fine della crisi. Da un punto di vista accademico, è così. Ma - spiega l'agenzia di rating - i consumi restano al palo. E le esportazioni sono per lo più orientate verso i paesi emergenti, la cui crescita sta rallentando.

Ma è soprattutto il mancato rilancio dei consumi interni a pesare negativamente sulla dinamica del Pil. Secondo S&P, i consumi interni cresceranno quest'anno dello 0,5% e dell'1% nel prossimo biennio.

Ben diverse le dinamiche previste dal governo nella Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza.

Il ministero dell'Economia stima per quest'anno una crescita dei consumi interni dello 0,8%, dell'1,5 per cento nel 2016 e - addirittura - dell'1,7% nel 2017 (per poi ridiscendere all'1,5% nel 2018: dato in controtendenza, visto che per quell'anno è attesa la riduzione dell'Irpef per 20 miliardi).

In media le differenti previsioni fra quelle del governo e quelle di Standard and Poor's hanno uno scostamento del 50%.

Per queste ragioni, l'agenzia di rating giudica ottimistica la previsione fatta dal Mef di una crescita del prossimo anno all'1,5%. E a riprova cita l'andamento del Pil dei primi sei mesi di quest'anno.

In tutt'Europa è cresciuto, in media, dell'1,2%; mentre in Italia la dinamica si è fermata ad un +0,7%. Secondo gli esperti, le cause vanno ricercate nella lenta applicazione del Jobs Act e nel basso livello di produttività: problema endemico del sistema manifatturiero nazionale.

Se, da una parte, le cause esterne (basso livello del dollaro e bassi prezzi del petrolio) agevolano naturalmente la crescita, dall'altra rischiano di rappresentare un freno all'andamento del Pil. In modo particolare, le esportazioni. Il 20% del nostro export - ricorda Standard and Poor's - è concentrato verso i Paesi emergenti, contro il 16% della Francia ed il 15% della Spagna. Il rallentamento della crescita di queste economie, pertanto, rischia di pesare negativamente sull'andamento delle esportazioni; e, quindi, del Pil. Quest'anno - stima l'agenzia - la domanda estera di prodotti italiani crescerà del 2,6%, meno del livello registrato nel 2014 (+4%), a causa del rallentamento cinese. Nel 2016 l'aumento previsto è del 3,7%: ancora inferiore ai livelli dello scorso anno.

Insomma, secondo Standard and Poor's, la crisi ha colpito duramente l'Italia. E a farne le spese è stato soprattutto la potenzialità della crescita.

Il resto è venuto dalle sofferenze bancarie (che hanno costretto le banche a frenare il credito) e l'andamento del debito pubblico. «Sarà molto lunga la strada per tornare a tassi di crescita del Pil superiori all'1,5%». Il governo conta di raggiungere l'obbiettivo già il prossimo anno.

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