Gian Maria De Francesco
Roma L'economia italiana si è impantanata. Non si manifestano «prospettive di accelerazione dell'attività economica negli ultimi mesi dell'anno», ha rilevato l'Istat nel suo bollettino mensile sottolineando che vi sono «segnali di rallentamento dei consumi, accompagnati da un aumento significativo del potere d'acquisto delle famiglie». In pratica l'istituto di statistica ha certificato con altri mezzi quello che i mercati ripetono da un po' di tempo con il rialzo dello spread tra Btp e Bund che ieri ha toccato il massimo dal 27 giugno, nell'immediato post-Brexit, salendo a 162 punti.
Non è solo questione di incertezza pre-referendaria, si tratta soprattutto di un Paese che ha notevoli problemi strutturali e che non sembra abbia tracciato il giusto sentiero per cominciare ad affrontarli. Come ha chiosato iperbolicamente il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, «l'economia di Renzi ha l'encefalogramma piatto». Basta guardare la discrasia tra l' incremento occupazionale (che però da giugno si è arrestato) e quindi del reddito disponibile e le famiglie che comunque non si sbilanciano negli acquisti. L'origine della deflazione è tutta qui.
L'andamento negativo della domanda interna è stato confermato ieri anche da Confcommercio. A settembre l'indice dei consumi calcolato dalla confederazione guidata da Carlo Sangalli è tornato a contrarsi rispetto al mese precedente (-0,1%), mentre su base annua il dato è invariato. Sono in calo gli acquisti per l'abbigliamento (-0,1% mensile, -0,3% sull'anno) e pure quelli per intrattenimento, viaggi e ristoranti (-0,2% e -2,3%). Se la spesa non è necessaria, si taglia. D'altronde, lo stesso istituto nazionale di statistica ha rilevato che il bilancio per l'intero 2016 di fatturato e ordinativi delle imprese è in rosso. Il verdetto si avrà il 15 novembre, quando l'Istat pubblicherà la stima del Pil nel terzo trimestre e si capirà meglio lo stato dell'arte.
Ecco quindi che sul banco degli imputati ritorna la legge di Bilancio per il 2017. Lo spiega bene il senatore di Forza Italia, Andrea Mandelli, vicepresidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama. «Sarebbe da irresponsabili non tenere conto di questo quadro di grande paura degli italiani verso il futuro, a cominciare dal passaggio parlamentare di una manovra pensata in deficit e strutturata per guadagnare consensi in vista del referendum», ha commentato sottolineando la necessità di «una sterzata decisa sul fronte fiscale e burocratico o la nostra economia sarà destinata a languire nella palude dell'immobilità ancora a lungo».
Sulla stessa lunghezza d'onda il Codacons secondo cui «senza incentivi la situazione non cambierà» perché «le famiglie preferiscono incrementare il risparmio, rimandando al futuro gli acquisti». Un Paese dove i soldi si custodiscono nei materassi- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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