Patricia TagliaferriRoma La loro non è una emigrazione per necessità, ma di qualità. All'estero non ci vanno necessariamente perché qui in Italia non hanno alternative, ma piuttosto per crearsi un profilo professionale da spendere poi al meglio al rientro nel nostro Paese.
Sono gli «under 40» che per motivi di studio o di lavoro nel 2014 hanno deciso di trasferirsi all'estero e rappresentano la metà di tutti gli italiani che hanno preferito andare a vivere oltreconfine. Un fenomeno a cui stiamo assistendo già da qualche anno, i cui dati sono stati elaborati e diffusi da Renato Mattioni, segretario generale della Camera di Commercio di Monza e Brianza e pubblicati da Il Sole 24 ore.Sono circa 45mila i non ancora quarantenni, su un totale di 90 mila connazionali trasferiti, che hanno fatto le valigie e sono partiti per rimanere lontani da casa. Un trend in crescita e una scelta condivisa da molti: le partenze degli «under 40» sono aumentate infatti del 34,3 per cento rispetto al 2012. Ogni mille giovani tra i 18 e i 39 anni il 3,3 per cento ha deciso di andare.
Nulla a che vedere con i «choosy» evocati nel 2012 dall'allora ministro del Lavoro Elsa Fornero o, ancora prima, con i «bamboccioni» dell'ex ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa. E neanche con i giovani che proprio ieri Papa Francesco ha invitato a non avere la «spuzza» al naso e ad essere umili. Se serve per studiare o acquisire conoscenze da utilizzare nell'attività professionale che si vuole intraprendere una volta tornati in Italia, per tanti cambiare Paese non è un problema.Spesso a spingere al cambiamento, soprattutto al Nord, sono le famiglie, in molti casi imprenditori o professionisti della media borghesia. Il record dei trasferimenti lo detiene Milano, con 3.300 partenze di «under 40» nel 2014. Seguono Roma con quasi 3mila cambi di residenza e Torino con 1.650. Al Sud, invece, si parte meno e generalmente come seconda chance dopo essersi prima spostati nelle città del settentrione. Sempre nel 2014 da Palermo sono partiti 1.430 giovani, 1.900 da Napoli. E se in numeri assoluti sono le grandi città a registrare i trasferimenti più consistenti, in termini di incidenza sulla popolazione sono le città di confine, quelle universitarie e alcuni capoluoghi del Sud Italia a guidare la classifica delle partenze.
Le mete preferite sono quelle che offrono maggiori opportunità, come il Regno Unito, la Germania, la Svizzera, la Francia e gli Stati Uniti. «Rispetto al passato - spiega Mattioni, che questi dati li ha eleborati - si tratta di una emigrazione più limitata nel tempo e di qualità.
Nonostante i numeri siano in aumento rispetto a due anni fa questo non va attribuito alla crisi, che mordeva di più allora, ma piuttosto al cambiato contesto professionale, che ormai è globale, soprattutto per quanto riguarda il sistema delle imprese». È chiaro che un'esperienza all'estero di qualche anno nel periodo post universitario non può che rappresentare un valore aggiunto per competere sul mercato. E chi può permetterselo non si lascia sfuggire l'occasione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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