Dei due il migliore c'ha la rogna. Se però bisogna guardare al lato positivo almeno hanno incominciato a farsi la guerra tra di loro. Il lato negativo è che la nuova guerra di Sirte - tra i militanti dello Stato Islamico impegnati a bombardare la zona del porto e quelli di una fazione rivale trincerata nella zona - costerà le vite di molti civili innocenti. Fino ad adesso il bilancio degli scontri scoppiati nell'ex roccaforte e città natale di Muhammar Gheddafi, è di una cinquantina di morti. Vista l'intensità dei combattimenti si tratta, però, di un bilancio destinato sicuramente a peggiorare.
Da lunedi a Sirte, la città costiera duecento chilometri a est di Misurata caduta ai primi di febbraio sotto il controllo dello Stato Islamico, si combatte ferocemente. A darsi battaglia sono i militanti dell'Isis e quelli di un gruppo salafita che negli ultimi mesi aveva tentato d'opporsi all'egemonia del Califfato. La scintilla che trasforma la rivalità in scontro aperto scatta lo scorso fine settimana quando gli uomini del Califfato fanno fuori Khaled Ben Rijab, capo della fazione rivale. Lunedì gli emiri salafiti sopravvissuti al proprio capo rispondono assumendo il controllo dei quartieri settentrionale di Sirte e invitando alla rivolta gli abitanti della zona. Il piano inizialmente sembra funzionare. Colti di sorpresa gli uomini dello Stato Islamico sono costretti a cedere terreno. E così mercoledì, stando al sito di notizie libico « Al Wasat », i gruppi salafiti riescono ad assumere il pieno controllo del porto. Ma i combattenti dell'Isis, tra cui si contano molti reduci della Siria e dell'Iraq, non sono un osso facile. Dopo lo sbandamento iniziale si riorganizzano e iniziano un sistematico bombardamento della zona del porto e dei quartieri controllati dal gruppo salafita.
Secondo fonti non confermate il bombardamento avrebbe provocato, nella sola giornata di ieri, almeno venti vittime in aggiunta alla cinquantina dei giorni scorsi. Dietro la battaglia per il porto ci potrebbe essere il tentativo di Misurata e della coalizione islamista al potere a Tripoli di utilizzare il gruppo salafita come testa di ponte per colpire lo Stato Islamico. A febbraio la brigata 166 di Misurata, considerata una della più efficienti della città stato, aveva circondato Sirte nel tentativo di contrastare l'avanzata del Califfato. A giugno però i miliziani di Misurata erano stati costretti a ritirarsi e lo Stato Islamico aveva imposto la propria egemonia su città e sui dintorni. Alla vigilia dell'uccisione dell'emiro salafita la Brigata 166 aveva annunciato ufficialmente l'«inizio della battaglia per la liberazione di Sirte».
Proprio questa concomitanza fra l'annuncio e lo scoppio delle ostilità fa pensare ad una strategia concordata per mettere con le spalle al muro lo Stato Islamico. Una strategia simile è già stata usata a Derna, la prima città libica caduta sotto il controllo del Califfato. Lì a giugno il cosiddetto onsiglio della Shura dei Mujaheddin, una confederazione di milizie islamiste legate a quelle al potere a Tripoli, era riuscito a cacciare dalla città i «nemici» dell'Isis.
Isis che ieri ha colpito anche il cuore di Baghdad, mettemdo a segno una delle più grandi stragi degli ultimi anni nel principale mercato di frutta e verdura della città, in un'area abitata in maggioranza dagli odiati sciiti.
Un camion frigorifero imbottito di esplosivo è stato fatto saltare in aria poco dopo l'alba. Il bilancio è fermo a 67 morti e almeno 150 feriti, ma gli uccisi potrebbero essere oltre 80, visto che un'altra decina di persone risultano disperse.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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