Da killer a kamikaze i "cuccioli" del Califfato addestrati alla morte

Sono 44 i bambini mandati a morire dagli jihadisti. L'ultimo con la maglia di Messi

Da killer a kamikaze i "cuccioli" del Califfato addestrati alla morte

I militanti delle «bandiere nere» li chiamano «Cuccioli del Califfato». Negli ultimi due anni li abbiamo visti sparare alla nuca di presunte spie. Li abbiamo guardati trucidare lunghe file di prigionieri. Li abbiamo osservati premere il grilletto o affondare il coltello nelle carni delle loro vittime con la stesso gelida, disumana indifferenza dei loro maestri e tutori. Sono le piccole vittime e, al tempo stesso, gli incolpevoli carnefici dello Stato Islamico. Sono «fanciulli killer» allevati in batteria per seminare morte ed orrore. Per insegnarci che neppure negli occhi di un bimbo si nasconde più l'innocenza. Tra domenica e ieri abbiamo scoperto che i «cuccioli del Califfato» adesso vestono anche i giubbotti esplosivi dei kamikaze, sono diventati carne sacrificabile per straziare altre carni innocenti. Domenica uno di loro ha colpito a Gaziantep in Turchia. Lì un ragazzino kamikaze di soli dodici anni si è fatto esplodere ad una festa di matrimonio massacrando 59 persone, tra cui almeno 29 bambini o adolescenti della sua stessa età. Non sappiamo se ci sia arrivato di sua volontà. Secondo alcune testimonianze almeno due uomini lo avrebbero accompagnato fino alla zona del matrimonio. Ed avrebbero innescato la cintura esplosiva dopo essersi portati a distanza di sicurezza dalla deflagrazione. Ma ieri a Kirkuk, in Iraq, lo Stato Islamico era già pronto a mettere a segno un'altra raccapricciante replica. Lì gli uomini della sicurezza curda hanno fermato all'ultimo minuto un ragazzino di dodici anni che nascondeva una cintura esplosiva sotto un maglia extra large del Barcellona con il numero 10 e il nome del calciatore Messi. Bloccato, svestito e interrogato il ragazzino ha raccontato agli inquirenti curdi di arrivare da Mosul, la città capitale dello stato Islamico, e di esser stato costretto a vestire la cintura esplosiva da due uomini che l'avevano rapito. Secondo fonti curde le verità sarebbe, però, molto più disumana. Dietro la mancata strage vi sarebbe la mente perversa di un padre che in passato aveva già convinto un altro figlio ad immolarsi nel nome del Califfato. Del resto quella di Kirkuk non è neppure un orrore assolutamente nuovo. Sempre lì, nell'aprile del 2009, quattro fanciulli arrestati dalle forze di sicurezza irachene confessarono di far parte di un organizzazione messa in piedi da Al Qaida Iraq, il gruppo precursore dello Stato Islamico, formata esclusivamente da bimbi con meno di 14 anni. I «passerotti del Paradiso», come venivano chiamati a quel tempo, servivano non solo a garantire il trasporto di trappole e cinture esplosive attraverso i posti di blocco, ma anche a mettere a segno attentati suicidi in zone dove un kamikaze adulto non sarebbe mai riuscito a sfuggire ai controlli.

Oggi il posto dei «passerotti del Paradiso» è stato preso dai «cuccioli del Califfato». Da quanto ne sappiamo sono ragazzini strappati alle famiglie, spesso sterminate, di yazidi, cristiani o tribù musulmane nemiche dell'Isis. Esattamente come succedeva con i «giannizzeri» ai tempi dell'Impero Ottomano anche i «cuccioli del Califfato» vengono addestrati in scuole riservate a loro. Tra i 10 e i 15 anni iniziano un tirocinio di morte che inizia con l'addestramento armato e culmina con il loro utilizzo come boia in erba nell'ambito di scenografiche esecuzioni di spie o soldati nemici. In Nigeria i bimbi kamikaze sono la corrente attraverso cui si propagano paura e il terrore. La bimba di soli dieci anni mandata nel gennaio 2015 a far strage in un mercato affollato, quella fatta saltar in aria assieme ad una donna kamikaze dentro un negozio di telefonini dieci mesi dopo, furono le avanguardie dell'abominio.

Da allora ad oggi i bambini kamikaze rapiti, arruolati e utilizzati dai militanti islamisti di Boko Haram sono diventati tragica quotidianità. Soltanto l'anno scorso, secondo le cifre raccolte dall'Unicef ne sono stati mandati a morire ben quarantaquattro.

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