L'addio del banchiere colto che sfidò Cuccia

Muore a 81 anni Guido Roberto Vitale, fondatore di Euromobiliare ed ex presidente di Rcs

L'addio del banchiere colto che sfidò Cuccia

Sono passati 12 giorni da quando, alla Società del Giardino di Milano, Guido Roberto Vitale presentava L'Italia: molti capitali, pochi capitalisti, un saggio del banchiere Beniamino Piccone con la prefazione di Francesco Giavazzi. Editore, per l'appunto, la Vitale & Co., boutique finanziaria fondata nel 2001, sempre a Milano. Nessuno, il 24 gennaio, tra gli oltre 400 presenti dalle 18 fino a tarda sera, poteva immaginare quanto rimanesse da vivere a Vitale, scomparso ieri a Milano a 81 anni. Nessuno perché Guido Roberto quel giorno stava bene e ha tenuto alta la discussione fino alla fine. In realtà lo aspettava, di lì a poco, un intervento all'Istituto Europeo di Oncologia. In seguito al quale il cuore, ieri, lo ha abbandonato.

Nato a Vercelli nel '37 Vitale studia economia a Torino e poi alla Graduate School of Management della Columbia University di New York. Un bagaglio non comune per chi, infatti, diventerà uno dei finanzieri di riferimento di Milano, futuro centro finanziario europeo. E qui, all'inizio degli anni Settanta, Vitale fonda Euromobiliare. Il primo tentativo privato di importare un nuovo modello finanziario: la banca d'affari; dentro a un sistema dove ne esisteva una sola, la incontrastata Mediobanca di Enrico Cuccia.

Con Vitale, in quella sfida, c'è pure Carlo De Benedetti, amico anche per la comune vicinanza alla comunità ebraica italiana. E in quella esperienza di Euromobiliare, uniti da una moderna visione del capitalismo e del mercato, passeranno molti futuri banchieri e manager. Tante le intuizioni di Vitale, ma una più di tutte: l'Italia avrebbe avuto bisogno di banchieri d'investimento, attraverso le cui idee le imprese avrebbero avuto accesso alla finanza per crescere. Nel 1992 Vitale lascia Euromobiliare per ripartire, con Arnaldo Borghesi, da una nuova banca d'affari, la Vitale Borghesi & C, che nel 1998 verrà ceduta a Lazard, di cui lo stesso Vitale diventa presidente. Fino al 2001, quando riparte di nuovo, questa volta con la Vitale & Co., di cui era tuttora presidente. In questi anni, tra il 2003 e il 2007, Giovanni Bazoli lo chiama alla presidenza di Rcs in un periodo delicato: l'uscita di Ferruccio De Bortoli dalla direzione del Corriere, sostituito da Stefano Folli prima del ritorno di Paolo Mieli. Vitale, laico, chiamato dal cattolico Bazoli a guidare Rcs in un momento politico (il secondo passaggio tra Berlusconi e Prodi) molto complesso.

Da banchiere colto e curioso, aveva ottimi rapporti con personalità molto diverse tra loro, da Giavazzi a Tremonti. E aveva creato una tradizione: pubblicava ogni due anni un migliaio di preziose copie di un libro che poi regalava agli amici. Mai banale il contenuto, mirato a lanciare sempre un messaggio politico.

Come l'ultimo, presentato 12 giorni fa, quando, nella sua prefazione, si legge un accorato appello per la modernizzazione dello Stato e la certezza del diritto. Senza le quali le future generazioni perderanno tutto quello che è stato conquistato in decenni di sano capitalismo.

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