Roma Esclusi dal Parlamento. Dalle prime pagine dei giornali, dai salotti dei talk show all'anonimato. Quanto è difficile accettare di scomparire dal palcoscenico pubblico? Che fine faranno i tanti protagonisti di oggi che non verranno eletti o neppure ricandidati? Per gli «scartati» sarà un trauma irreparabile? Il cammino non sarà lo stesso per tutti nell'opinione di Alessandro De Carlo, presidente dell'Ordine degli Psicologi del Veneto.
Dopo cinque anni di legislatura le prossime elezioni rappresenteranno uno spartiacque. Deputati e senatori che non si candideranno o che non verranno rieletti avranno difficoltà a «riciclarsi»?
«Sicuramente avranno bisogno di un periodo per ricostruire la propria identità. Se il cardine identitario di questa persona, del non eletto, era l'attività parlamentare allora le difficoltà di questa ricostruzione saranno maggiori. Possiamo paragonare questa situazione a quella di un imprenditore che vede fallire l'azienda intorno alla quale aveva costruito la propria identità e che deve reinventarsi».
Dunque la non elezione è un fallimento?
«No, non dico questo. Quello del parlamentare non è un lavoro è un ruolo, una carica elettiva, e non lo possiamo paragonare ad un lavoro. Possiamo però dire che esistono tre tipologie, tre profili del parlamentare».
Quali sono?
«Ci sono prima di tutto i cosiddetti professionisti della politica. Questi son ben corazzati e sanno che anche una volta usciti dal Parlamento potranno continuare a fare politica come hanno sempre fatto: nelle istituzioni, nelle società pubbliche, nei partiti, sul territorio. Sanno che le cose vanno e vengono e che la loro vita politica non si interromperà per un mancata elezione».
Nessun trauma per loro.
«Certamente no. Poi ci sono le grandi personalità: imprenditori, scienziati, uomini di potere o di alto profilo culturale. Torneranno alla loro vita senza problemi».
Certo, possiamo immaginare che un premio Nobel come Carlo Rubbia non abbia bisogno di essere senatore a vita per avere un'identità. E la terza categoria?
«Sono quelli che entrando in Parlamento si sono elevati, hanno compiuto un salto di qualità. Se nella loro vita precedente non avevano un'identità precisa allora andranno incontro a un periodo difficile. Chi aveva un buon lavoro, un bravo medico, un affermato avvocato tornerà alla professione. Per chi non aveva nulla il percorso sarà più duro».
Insomma gli ex
disoccupati probabilmente torneranno ad essere tali. Ma è peggio non essere eletti o non essere neppure candidati?«La non elezione è un rifiuto. Oltretutto con i collegi uninominali la bocciatura è più personalizzata».
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