In piena bufera giudiziaria, proprio nel giorno in cui dall'inchiesta salta fuori una mail allegata agli atti che lo sbugiarda sulla casa di Montecarlo e in cui i giudici dichiarano ufficialmente latitante il genero Giancarlo Tulliani, volato a Dubai prima della richiesta d'arresto, Gianfranco Fini torna a Montecitorio. Ma sembrano passati anni luce da quando presiedeva l'assemblea con il suo aplomb da uomo delle istituzioni.
Lo fa in un'occasione solenne, per le celebrazioni dei Trattati di Roma. Nulla di strano, naturalmente, nel fatto che l'ex presidente della Camera abbia deciso di essere presente alla cerimonia. Anche se era diverso tempo l'ex leader di An non si affacciava in Parlamento e molti sono rimasti sorpresi di rivederlo nel Palazzo nella sua nuova veste di indagato per riciclaggio dopo aver calcato la scena politica da protagonista per più di un ventennio. Ieri ha deciso che fosse il giorno giusto per tornare nell'aula che ha guidato per cinque anni. Una presenza che qualcuno ha interpretato come un modo per ribadire alla casta che lui, dopotutto e nonostante tutto, è uno di loro. C'è anche lui nella foto di famiglia dell'Europa che festeggia il compleanno a Roma. Forse un modo per ricordare che se cade lui, protagonista della Seconda Repubblica, anche tutti gli altri possono cadere. Una minaccia? No, un consiglio più o meno disinteressato.
Mentre Fini si riaffaccia per un giorno alla politica, i magistrati sono al lavoro per chiarire il suo ruolo nell'affaire della casa di Montecarlo, quella che nel 2010 in un messaggio video in cui voleva difendersi dalla «macchina del fango» gli fece dire che avrebbe lasciato la presidenza della Camera se fosse emerso che l'appartamento, dove peraltro sosteneva di non aveva mai messo piede, apparteneva a Tulliani. Adesso è stato dimostrato che la casa in boulevard Princesse Charlotte era effettivamente del genero e per di più c'è una mail, allegata agli atti, dalle quale risulterebbe che Fini, contrariamente a quanto sempre affermato, ci avrebbe persino dormito lì dentro.
Non proprio un bel quadretto per uno che finora si è difeso definendosi «un coglione» per non essersi accorto dei milioni che transitavano sui conti della moglie e della sua famiglia e che la casa di Montecarlo, ereditata da Alleanza Nazionale, venne comprata dal cognato con i soldi del re delle slot machine Francesco Corallo, secondo l'accusa tra l'altro con i soldi evasi al fisco italiano. Un momentaccio, insomma, per Fini. Nonostante tutto, eccolo ieri, seduto sugli scranni della Camera, proprio dietro all'ex presidente del Consiglio Mario Monti e prontamente immortalato dai fotografi. La sua presenza non è certo passata inosservata.
Soprattutto a Maurizio Gasparri, di Forza Italia, che ha polemizzato su Twitter e postato due foto dell'ex vicepremier in aula: «Alla Camera si celebra l'Europa e Fini ha la faccia di bronzo da presentarsi a Montecitorio scambiandolo per Montecarlo». Il deputato azzurro ha anche ironizzato sul genero dell'ex An, inseguito da un mandato da arresto ma latitante negli Emirati Arabi, da dove difficilmente verrà estradato: «Giancarlo Tulliani assente».
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