Ma l'aiuto finisce in tasca pure all'ex brigatista Etro: sono povero e in difficoltà

Era presente in via Fani, oggi ha un Isee pari a zero: "Dovrei chiedere all'Anpi come altri?"

Ma l'aiuto finisce in tasca pure all'ex brigatista Etro: sono povero e in difficoltà

Era in via Fani e ha combattuto lo Stato ma ora lo Stato gli viene incontro. Arriva il reddito di cittadinanza anche per Raimondo Etro, brigatista della generazione dei Moretti e dei Morucci, e inevitabilmente il suo caso, raccontato dal Corriere della sera, fa scalpore.

In Italia ci sono 5 milioni di poveri assoluti, anche se forse proprio questa sarà l'occasione per misurare meglio lo spicchio degli ultimi: possibile che si debba iniziare da personaggi con un passato cosi aggressivo sulle spalle? Etro ha nel suo curriculum una condanna definitiva a 20 anni e 6 mesi, collegata al massacro della scorta di Moro e all'uccisione del giudice Riccardo Palma, ma il verdetto è del '99 e, dunque, per lui i giochi si sono riaperti.

Qualche giorno fa l'ex terrorista sessantaduenne, alle prese con un'esistenza problematica, ha ricevuto la comunicazione dall'Inps che gli prospetta un futuro meno nero: il contributo sarà di 780 euro al mese di cui 280 per l'affitto alla periferia di Roma.

«Si sono scatenate le polemiche - scrive lui su Facebook - perché, in quanto disagiato e invalido civile, l'Inps ha accettato la mia domanda. Mi chiedo: cosa dovrei fare visto che non ho altri mezzi di sostentamento? Andare a presentare libri come fanno i miei ex compagni che hanno tanti appoggi a sinistra? Oppure chiedere lavoro a Rifondazione, al Manifesto, all'Anpi, come molti altri?».

Insomma, puoi anche aver sparato ma poi paghi le bollette come tutti gli altri e non è semplice arrivare alla fine del mese. «Se ci saranno proteste e il reddito di cittadinanza mi verrà ritirato, pazienza - mette le mani avanti con Corriere della sera - non mi opporrò. Ho sempre considerato le pene che abbiamo ricevuto, io e tutti gli altri ex br, fin troppo miti».

In realtà, al di là delle vicende personali e della tragedia collettiva della lotta armata e delle sue folli illusioni, la storia di Etro chiarisce i limiti della rivoluzione sociale targata Cinque stelle. Il reddito pesca nel pentolone del disagio e della precarietà e sarà senz'altro una boccata d'ossigeno per migliaia e migliaia di persone sul bordo tenebroso dell'indigenza. Ma la misura nel suo insieme ha una natura assistenzialista e difficilmente rimetterà in circolo le energie oggi ai margini della società.

Insomma, il reddito si applicherà, dove si applicherà, come un cerotto che copre la ferita ma non la cura. Chi era sul divano, per una ragione o per l'altra come Etro, sul divano fatalmente resterà. È lunare immaginare che un'impresa possa assumere una persona senza occupazione da molti anni, e magari con pendenze penali o patologie in corso, e lo debba fare a scatola chiusa e a tempo indeterminato.

Senza un periodo di prova o di rodaggio, ma seguendo un percorso del tutto astratto e irrealistico, come quello immaginato da Di Maio.

«Non mi pronuncio sugli aspetti legati alla povertà vera e propria - spiega Rosario Rasizza, amministratore delegato di Openjobmetis, uno dei big dell'interinale con 600 milioni di fatturato - ma è evidente che sul versante dell'occupazione non faremo passi in avanti». Li farà Etro che ha un reddito Isee pari a zero, è stato operato di tumore al rene, campa vendendo libri su eBay. Un paradosso ma il sogno sanguinario era finito da un pezzo.

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