L'allarme della Corte dei Conti: pensioni di reversibilità a rischio

Le stime dei magistrati contabili sull'Inps: con il calo dei contributi portato dal Jobs Act serviranno maggiori trasferimenti dallo Stato

L'allarme della Corte dei Conti: pensioni di reversibilità a rischio

Roma - O più tasse o tagli alle pensioni di reversibilità. È questo lo scenario poco confortante che la Corte dei Conti ha disegnato analizzando i bilanci 2013 e 2014 dell'Inps. «Ogni analisi sulla sostenibilità finanziaria della spesa pensionistica va valutata anche alla luce della non ancora netta separazione tra previdenza e assistenza», si legge nelle conclusioni del rapporto. È una formula neutra con la quale si riassume il disavanzo strutturale dell'ente che riesce a garantire le prestazioni solo in virtù degli ingenti trasferimenti statali (100 miliardi nel 2013 e 98 miliardi l'anno successivo). Si tratta, però, delle stesse parole usate nel decreto attuativo che istituisce il Fondo anti povertà il cui finanziamento preluderebbe (nonostante le smentite di rito del ministro Padoan e del premier Renzi) a una revisione al ribasso, su base reddituale, delle pensioni di reversibilità.Anche se l'analisi dei magistrati contabili si riferisce alle gestioni Mastrapasqua e Treu, è l'Inps di oggi, quella guidata da Tito Boeri, a essere messa in questione per via della decontribuzione sui neoassunti. Se con gli sgravi contributivi triennali previsti dalla legge di Stabilità 2015 per le assunzioni a tempo indeterminato fatte non ci saranno «incrementi occupazionali effettivi», i mancati introiti richiederebbero «un ulteriore incremento di trasferimenti dal settore pubblico la cui provvista ricadrebbe sulla fiscalità generale». I rischi potrebbero essere superiori alle opportunità. Se prevalessero le trasformazioni di contratti da temporanei a stabili, la mancata crescita occupazionale si tradurrebbero in un buco certo e certificato dall'Adapt secondo cui già mancano 3 miliardi per coprire interamente il bonus. Basta confrontare i dati Istat (+109mila posti nel 2015) con il saldo Inps (+606mila contratti) per vedere come il mercato sia stato «drogato» dallo sgravio. La scadenza delle agevolazioni alla fine del 2017 potrebbe poi determinare un incremento dei «licenziamenti» (il Jobs Act elimina l'obbligo di reintegra nei primi tre anni) con conseguente maggiore spesa per le prestazioni di sostegno al reddito.«Ancora una volta, i cittadini dovranno pagare di tasca loro le manovre elettorali di un presidente del Consiglio non eletto», ha commentato Deborah Bergamini (Fi).

Difficilmente i 100 miliardi garantiti all'Inps dallo Stato potranno aumentare in maniera indolore. Tanto l'incremento delle aliquote contributive quanto l'imposizione di nuove tasse sarebbero impopolari. Ecco perché i 40 miliardi degli assegni di reversibilità potrebbero costituire l'appiglio giusto.

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