Garantismo e fiducia nella scienza sono nel Dna di Forza Italia e provocano i primi disagi verso le mosse di partenza del governo Meloni. Dalla linea dura sulla giustizia all'ammorbidimento delle misure anti-Covid, qualcosa comincia a stridere nella maggioranza di centrodestra.
Sul carcere ostativo gli azzurri lodano il fatto che il nuovo esecutivo nel suo primo atto abbia fatto marcia indietro rispetto alla precedente legislatura. «Recupera pedissequamente il testo della Camera, sul quale i meloniani si astennero e parlarono di un mezzo favore alle mafie. La pena va improntata a principi di umanità e di rieducazione e siamo rassicurati dal vedere che la nostra linea garantista diventa la linea del governo». Solo che sul fronte Covid il ravvedimento non c'è e questo «un po' preoccupa».
Licia Ronzulli, in un'intervista a La Stampa, è esplicita. Per la capogruppo degli azzurri in Senato, anche se il governo non strizza l'occhio ai No Vax, «è il messaggio che potrebbe passare rivedendo di punto in bianco le norme che regolano la somministrazione dei vaccini, anche per questo auspico un processo graduale per il superamento delle misure anti Covid, Fi su questo non getterà la spugna». La questione più delicata è il reintegro dei medici non vaccinati: «Forse - dice Ronzulli- si sarebbe potuta attendere la scadenza naturale della misura, il 31 dicembre, così da evitare che la maggioranza silenziosa di chi, onorando il camice, si è responsabilmente vaccinato si sentisse sconfitta dalla minoranza chiassosa dei No Vax. Ma se chiede a me, chi è No-Vax e quindi va contro la medicina e la scienza non dovrebbe operare in campo sanitario». Più chiaro di così. Mentre Meloni e Fdi hanno in passato seguito una linea diversa. «Un medico No Vax è un ossimoro», rincara la dose Cattaneo. Ma il garantismo di Fi è il vero punto dolente. «Sulle nostre battaglie storiche - assicurano gli azzurri -non si torna indietro». L' ha fatto capire nel consiglio dei ministri di lunedì il vicepremier Antonio Tajani. «Sentite - dice, secondo Repubblica-, questa cosa delle intercettazioni come strumento di indagine sui rave party non mi trova d'accordo. Si tratterebbe di una misura molto invasiva. Noi abbiamo sempre portato avanti una politica che tende a limitare gli ascolti a reati gravissimi, come quelli di mafia. Qua rischiamo di ritrovarci a intercettare i ragazzini che si messaggiano in chat per organizzare un rave...». Meloni cede subito. «Hai ragione Antonio, pensiamoci bene». Il suo stesso Guardasigilli, Carlo Nordio, deputato di FdI, d'altronde è noto per il suo garantismo e sembra vicino alle posizioni di Fi.
Ma gli attriti riguardano anche le nomine. Archiviato il caso Ronzulli (per lei, è stata esclusa dal governo perché qualcuno decideva «consultando i trend topic» e la minoranza No Vax si è scatenata), la partita di viceministri e sottosegretari lascia l'amaro in bocca, a cominciare dalla bocciatura del coordinatore di Fi in Calabria il medico Giuseppe Mangialavori (vicino a Ronzulli) per un sospetto legato a vicende di Ndrangheta, senza che sia neppure indagato. Giorgio Mulè aveva già avvertito che sarebbe stata «una sconfitta del fronte garantista». E Mangialavori ora commenta: «Hanno scritto di me di tutto e di più. A voler guardare tutto ciò che mi riguarda non si trova neanche una multa non pagata».
Per timori dello stesso genere sarebbero stati esclusi dalla rosa
anche l'ex governatore sardo Ugo Cappellacci e Paolo Barelli, capogruppo uscente alla Camera e fedelissimo di Tajani. Le diverse posizioni sulla giustizia tra moderati e destre potrebbero creare in futuro altri problemi.
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