Coronavirus

L'allerta dei virologi: "Attenzione o guai a gennaio"

La richiesta di rispettare le regole: "Giusto non penalizzare i paesini, ma il rischio aumenta"

L'allerta dei virologi: "Attenzione o guai a gennaio"

La linea del rigore, contenuta del Dpcm di Natale, lascia il posto all'apertura. Che si traduce in un possibile via libera agli spostamenti fra Comuni anche nei giorni clou delle Feste, come chiesto da molti amministratori locali. Il dietrofront del governo non stupisce gli esperti, che però chiedono rispetto delle regole per non rischiare una terza ondata, ritenuta comunque quasi inevitabile. «Siamo in una situazione dinamica e assolutamente fluida. Il picco dei contagi è stato raggiunto a fine novembre, ma i numeri sono ancora alti così come i dati sui decessi avverte Roberto Cauda, direttore Malattia infettive del policlinico Gemelli -. Se ci saranno troppe disattenzioni a Natale e Capodanno avremo enormi problemi a gennaio, quando arriverà anche l'influenza stagionale e il sistema sanitario andrà in tilt. In Italia però ci sono enormi differenze fra grandi città e piccoli centri. Qui le persone sono vicine anche se residenti in Comuni diversi, a volte sono separate da una strada. Quindi va bene una minima apertura, nella consapevolezza che il rischio è destinato ad aumentare. Da parte mia avrei preferito un via libera agli spostamenti per il solo giorno di Natale».

Della stessa linea è Carlo Signorelli, docente di Igiene e Sanità pubblica all'università Vita-Salute del San Raffaele di Milano ma anche ex sindaco di Perledo, 950 abitanti in provincia di Lecco. «Il nostro Paese è disseminato di centri abitanti di piccole e piccolissime dimensioni, specialmente al Nord spiega -. Nella sola Lombardia ci sono 1.500 Comuni, anche minuscoli. Luoghi nei quali spesso mancano anche i servizi essenziali. Bisogna tener conto delle esigenze di chi ci abita quindi mantenere la linea del rigore sarebbe inaccettabile. Concedere la libera circolazione significa mettere tutti gli italiani nella stessa situazione. È chiaro che aumentando i contatti fra le persone aumenterà il rischio di contagio, ma ci sono anche esigenze economiche e sociali che non è più possibile ignorare». Taglia invece corto il virologo Roberto Burioni: «Si tratta di decisioni politiche, che riguardano solo la politica e il Parlamento». Mentre per Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università Statale di Milano, «non sarebbe stato equo impedire gli spostamenti, soprattutto fra piccoli Comuni. Naturalmente ci vorrà il massimo buon senso e l'assoluto rispetto delle regole prosegue -. Questo allargamento delle maglie deve riguardare situazioni particolari, persone che sono divise da un confine amministrativo ma che abitano a pochissima distanza. Non a caso anche il governatore della Lombardia Attilio Fontana si è battuto affinché queste esigenze fossero accolte».

Il responsabile Malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, si dice invece più preoccupato dagli spostamenti da Nord a Sud e dai rientri di chi abita all'estero. «Così come non sono stati una cosa buona a marzo, non lo saranno adesso spiega -. A Natale l'indicazione che ognuno dovrebbe rispettare è la regola di stare a casa perché quella nella quale ci troviamo non è una situazione che ci permette di condurre le danze come le abbiamo sempre condotte». Conclude Patrizia Laurenti, epidemiologa del policlinico Gemelli: «Se si rispetteranno le regole già da tempo condivise, spostarsi fra Comuni a Natale non comporterà un rischio maggiore, soprattutto nei territori caratterizzati dalla presenza di paesi molto piccoli e divisi da una strada.

Un romano fa molta più strada per andare da un quartiere all'altro».

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