L'altra casta di Montecitorio: 1500 dipendenti che costano più di 500 milioni all'anno

I quasi 1500 dipendenti della Camera costano più di 500 milioni all'anno con stipendi pesanti. Ecco quanto prendono

L'altra casta di Montecitorio: 1500 dipendenti che costano più di 500 milioni all'anno

La presidente della Camera Laura Boldrini promette nuovi tagli per Montecitorio, a partire dalla ristorazione agli affitti. Questi ultimi costano 40 milioni l'anno. Poi, ovviamente, c'è il nodo dei quasi 1.500 dipendenti, che costano la bellezza di 310 milioni di euro, a cui si devono aggiungere le spese per le pensioni (227 milioni). Queste due voci raggiungono quota mezzo miliardo, grosso modo la metà delle spese della Camera in un anno. Queste cifre sono enormemente più alte di quelle relative ai politici. I 630 deputati, infatti, nonostante il ricco stipendio che percepiscono costano circa 130 milioni (più 139 per i vitalizi) e vanno a incidere per un quarto sui costi totali. La parola d'ordine, dunque, è tagliare. Anche se è un'impresa difficile, tenendo conto soprattutto di una cosa: in base alla Costituzione le Camere godono di autonomia nei propri bilanci. In pratica decidono loro come e quanto spendere. Questo "privilegio" storicamente nasce come strumento di garanzia e indipendenza del potere legislativo, per evitare che l'esecutivo potesse chiudere i rubinetti e far morire il parlamento di "asfissia". Ma queste garanzie si sono progressivamente trasformate in privileggi oggi sempre più difficili da capire e sopportare da parte dei cittadini, chiamati sempre più a fare sacrifici.

Il governo ha fissato un tetto di 240mila euro all'anno per gli stipendi dei manager pubblici. Questo limite, però, non ha toccato chi lavora per Montecitorio. Un esempio valga su tutti: il segretario generale della Camera dei deputati percepisce 479 mila euro piuù indennità. Praticamente il doppio di quanto fissato come tetto massimo dal governo. Siamo al massimo livello di spesa. Tra i livelli più bassi di retribuzione (comunque molto più alti di quelli di mercato) troviamo varie categorie di lavoratori a servizio del parlamento: reagionieri e consulenti, ma anche barbieri, elettricisti, autisti e centralinisti. Appartengono alla categoria "operatore tecnico", con una retribuzione d'ingresso di 30.351,39 euro, ma possono guadagnare oltre 50mila euro dopo 10 anni, oltre 89mila dopo il 20° anno, oltre 121mila dopo il 30° anno, oltre 127mila dopo il 35°, superando i 136mila euro dopo il 40° anno di attività. I cosiddetti "commessi" guadagnano inizialmente poco più di 34mila euro, con avanzamenti praticamente uguali a quelli degli operatori tecnici.

L'Osa (Organizzazione sindacale autonoma della Camera dei deputati) lamenta la diffusione di cifre inesatte sugli stipendi in Parlamento e sottolinea la necessità di evitare una cattiva informazione. Facendo riferimento ai 136 mila euro annui dei barbieri di Montecitorio precisa che "chi entra oggi guadagna infinitamente meno e nessun barbiere attualmente in servizio li percepisce".

E prosegue: "Sembrano solo dettagli, ma in un momento così critico per le tasche degli italiani, è necessario essere precisi per evitare che venga gettato gratuito discredito verso una categoria, come quella dei dipendenti parlamentari, che ha vinto un regolare e complesso concorso pubblico, aperto a tutti i cittadini italiani, ed effettua quotidianamente un lavoro delicato e decisivo per le procedure democratiche".

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