L'altra "festa dell'Unità": così la minoranza Pd celebra la sua scissione

I cuperliani pensano a una kermesse alternativa E il web prende in giro Civati: "Molla la poltrona"

L'altra "festa dell'Unità": così la minoranza Pd celebra la sua scissione

P ure i sondaggisti, per quel che contano, sono unanimi: nonostante i due giorni di chiasso mediatico, la fuoriuscita di Pippo Civati dal Pd non sembra in grado di creare alcun contraccolpo fastidioso per Matteo Renzi. «Il Partito democratico regge, il governo è in salute e l'influenza dell'uscita di Civati è ben lontana dall'essere un trauma», spiega Roberto Baldassarri dell'Istituto Piepoli all' AdnKronos . Né certo smuovono le acque altri addii annunciati: dalla eurodeputata civatiana Elly Schlein (che in verità del Pd non ha mai fatto parte) alla deputata Michela Marzano, filosofa bersaniana, uno dei «talenti italiani» (secondo l'ex segretario del Pd) gentilmente offerti da Repubblica alle liste Pd del 2013.

Ma dentro il Pd la convivenza tra la maggioranza renziana - e suoi satelliti - e le varie minoranze che hanno in odio il premier e vorrebbero tornare ai pacifici tempi della Ditta (o della «sinistra cui piace perdere, i nostalgici del 25%», come li bolla impietoso Renzi) è sempre più malmostosa e difficile. Tanto da arrivare a buffi paradossi: pare che i cuperliani, ad esempio, si vogliano fare una mini festa dell'Unità tutta per loro, separata da quella ufficiale del partito. La notizia arriva dall'Emilia Romagna - e da dove sennò - nella casa del Popolo di Lippo di Calderara di Reno, alle porte di Bologna, a giugno si terrà la due giorni di Sinistra Dem, la corrente che fa capo appunto a Gianni Cuperlo. Una scissione dalla festa Pd di Bologna, tenutasi per celebrare il settantesimo anniversario della Liberazione, e alla quale non erano stati invitati né Cuperlo né altri esponenti della minoranza.

A sostenere da par suo Civati nella sua mini-scissione ci pensa intanto Nichi Vendola, leader in uscita di Sel, il quale assicura che «c'è spazio per una nuova forza di sinistra che lavori per riunire la Ditta, come la chiamava Bersani, e ricostruire l'identità di un centrosinistra oggi snaturata dal partito della Nazione di Renzi che non distingue più tra destra e sinistra». Insomma, Vendola è pronto a ricostituire un nuovo Pci, ancorché bonsai, con Civati; e spera di attirare verso questo sol dell'avvenire altri pezzi di nomenklatura post-comunista ora in rotta con Renzi dentro il Pd. Il povero Civati però viene anche preso assai in giro sui social network . Colpa della rete, dove nulla si cancella: neppure i vecchi post del blog di Civati, tipo quello in cui prendeva in giro Paola Binetti (qualcuno se la ricorda?) perché minacciava sempre di andarsene ma non si decideva mai ad uscire dal partito. Titolo: «Il lungo addio», che sarebbe perfetto per lo stesso Pippo. Oppure quell'altro, del febbraio 2011, in cui attaccava duramente un'altra senatrice Pd, Emanuela Baio, che aveva seguito Rutelli nella scissione dell'Api. Duri i toni del Civati di allora: «Dopo aver annunciato che lascerà il Pd, la senatrice dovrebbe essere coerente e dimettersi», tuonava, «le dimissioni sono una forma di rispetto dei cittadini, che la hanno eletta per fare la parlamentare del Pd.

Le chiediamo coerenza, cioè di lasciare il posto ad un'altra persona eletta dal Pd». Ieri Twitter si è scatenato, tartassando il povero Civati per sapere se, ora che se ne è andato dal Pd, darà prova della medesima coerenza che, allora, chiedeva da altri.

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