L'ambasciatore inguaia Trump: "Su Kiev eseguiti i suoi ordini"

Sondland, il rappresentante degli Usa alla Ue: «Pressioni della Casa Bianca sull'Ucraina? Lo sapevano tutti»

L'ambasciatore inguaia Trump: "Su Kiev eseguiti i suoi ordini"

New York. Si fa sempre più complicata la situazione per Donald Trump in merito all'ipotesi di impeachment alla luce delle ultime deposizioni pubbliche alla Camera. In particolare, dopo l'audizione di uno dei testimoni chiave dell'indagine, l'ambasciatore degli Stati Uniti nell'Unione europea, Gordon Sondland. «Se ci fu quid pro quo? La risposta è sì», ha detto il diplomatico, smentendo quanto affermato sinora dal presidente americano, il quale ha sempre negato lo scambio tra gli aiuti militari di Washington all'Ucraina (che aveva bloccato) e l'apertura di un'indagine sui Biden.

Sondland ha ammesso di aver lavorato con Rudolph Giuliani su ordine del tycoon per fare pressioni su Kiev e perseguire attraverso l'avvocato personale del Commander in Chief il «quid pro quo».

«Giuliani - ha spiegato - chiese che l'Ucraina facesse una dichiarazione pubblica annunciando indagini» sia sulle elezioni americane del 2016 sia su Burisma, la società in cui aveva lavorato il figlio dell'ex vicepresidente (e candidato alle primarie dem del prossimo anno). Trump, da parte sua, ha scelto di non rispondere alle domande dei giornalisti sulla testimonianza di Sondland, ma si è limitato a leggere una nota scritta a mano ricordando il passaggio in cui il diplomatico riferiva che lui negava lo scambio e che non voleva nulla dall'Ucraina. «Questo significa che è tutto finito, questa è la parola finale del presidente: Non voglio niente», ha tuonato. Durante la deposizione, invece, l'ambasciatore ha confermato anche di aver chiamato The Donald da un ristorante di Kiev dicendogli: il presidente ucraino Volodymyr Zelensky «farà qualunque cosa tu voglia», in relazione alla richiesta delle indagini sui Biden. Sondland ha chiamato in causa non solo Trump ma anche i vertici dell'amministrazione, sostenendo che «tutti sapevano» del «quid pro quo», compreso il vicepresidente Mike Pence.

«Non era un segreto», ha aggiunto, facendo il nome anche del segretario di Stato Mike Pompeo, del segretario all'energia Rick Perry, e del capo di gabinetto ad interim della Casa Bianca Mick Mulvaney. Tuttavia, l'ambasciatore ha precisato che Trump non gli ha «mai detto direttamente che gli aiuti militari a Kiev fossero subordinati» all'apertura di un'inchiesta. Pur se «era chiaro a tutti che c'era un legame».

Per quanto riguarda Pompeo, invece, il Time, citando tre alti esponenti repubblicani, ha detto che il segretario di Stato sta pensando di dimettersi e di correre per un seggio in Senato nel suo Kansas.

Secondo il magazine, il capo della diplomazia Usa intendeva restare alla guida di Foggy Bottom sino all'inizio della prossima primavera, ma l'indagine sull'impeachment lo sta danneggiandolo politicamente e sta deteriorando i suoi rapporti con Trump. Quindi sta pensando di rivedere i tempi e uscire dall'amministrazione quando «potrà farlo il più agevolmente possibile».

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