L'ammissione di Conte: il Pil scende ancora. Tagli alla sanità in vista

Il premier anticipa l'Istat: "Ma recuperiamo in primavera". Tria prudente: niente drammi

L'ammissione di Conte: il Pil scende ancora. Tagli alla sanità in vista

Mi aspetto un'ulteriore contrazione del Pil. Abbiamo dati congiunturali non favorevoli». Il premier Giuseppe Conte ha anticipato il dato ufficiale dell'Istat che sarà diffuso oggi, sovrapponendosi al coro di chi nelle ultime settimane ha lanciato l'allarme recessione.

Il riferimento del presidente del Consiglio è alla variazione del Pil nel quarto trimestre del 2018. Se negativa l'Italia sarà in recessione tecnica visto che il terzo trimestre dello scorso anno aveva segnato una contrazione del Prodotto interno lordo.

Analisti e investitori già da tempo hanno previsto un calo dello 0,1%, se non dello 0,2%. Il migliore degli scenari possibili delineati negli ultimi tempi è crescita zero, che eviterebbe la recessione.

Ieri l'Istat ha precisato di non avere anticipato il dato, ma l'autorevolezza della fonte fa pensare che oggi l'istituto di statistica ufficializzerà un segno meno.

Colpa di «dati congiunturali che non sono favorevoli» secondo il premier. Fattori esterni come «la Cina, la Germania, che è il nostro primo Paese per quanto riguarda l'export».

Fonti del governo hanno dato la responsabilità ai fallimenti del passato. Parlando alla platea di Assolombarda Conte ha anche espresso fiducia sul futuro. «Ci sono tutti gli elementi per ripartire con tutto il nostro entusiasmo», anche grazie alla manovra. «Abbiamo una economia che crescerà - ha spiegato - dobbiamo lavorare insieme».

La mossa di Conte serve a disinnescare le prevedibili polemiche politiche sulla decrescita registrata alla fine del 2018 in pieno mandato del governo gialloverde.

Ma da Washington il ministro dell'Economia Giovanni Tria, probabilmente preoccupato per le possibili reazioni dei mercati, si è mostrato più prudente. «Confermo che aspettiamo i dati Istat, non drammatizzerei l'attesa». In ogni caso il dato sul Pil di oggi «non credo che cambi molto le cose».

Altri segnali sono positivi. Ad esempio l'apprezzamento degli investitori verso i nostri titoli di Stato («Credo che il nostro debito sovrano attualmente sia un buon affare, ha rendimenti buoni ed è riconosciuto come debito sicuro») e lo spread Btp/Bund in calo.

Una crescita inferiore alle attese nel 2018 non potrà che avere ripercussioni anche nel 2019. Tria ripete da tempo che non ci sarà bisogno di una manovra correttiva, ma ieri l'ufficio parlamentare di bilancio ha espresso subbi sui conti della legge di Bilancio proprio alla luce di una crescita incerta.

Per l'organismo guidato da Giuseppe Pisauro aumentano i rischi di prospettive «sfavorevoli» per l'economia italiana «nel breve termine». Il governo ha confermato e rafforzato le clausole di salvaguardia.

Ma l'Upb osserva come fare aumentare l'Iva sia complicato. L'unica quota di spesa aggredibile «è rappresentata in buona parte da spesa sanitaria», visto che è impossibile tagliare gli investimenti o il costo del lavoro pubblico, che dovrebbe invece aumentare.

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