S ono solo 14.500 euro. Pochi. Pochissimi. Ma per l'Espresso sono, o meglio potrebbero essere, molto di più: un robusto indizio che porta al Lussemburgo. Un filo che da via Bellerio potrebbe arrivare al Granducato. È qui secondo il settimanale che potrebbe essere nascosto parte del tesoro da 49 milioni sparito dalle casse del Carroccio e per cui è stato condannato il vecchio leader Umberto Bossi. Che fine hanno fatto quei soldi? Tre procure - Genova, Bergamo, Roma - sono al lavoro. Ora però salta fuori anche un report riservato prodotto dalla divisione antiriciclaggio della Banca d'Italia: la Uif. Quel documento prova a mettere a fuoco alcune presunte anomalie nella rete finanziaria che fa capo a tre uomini vicini alla nuova leadership della Lega: il tesoriere Giulio Centemero, il commercialista bergamasco Alberto Di Rubba, il revisore del gruppo verde al Senato Andrea Manzoni.
Proprio Centemero avrebbe movimentato quei 14.500 euro verso l'Alchimia, un nome molto importante perché fa parte di un network di sette società che fanno capo ad una realtà lussemburghese a sua volta controllata da una fiduciaria che, secondo uno schema collaudato, è come una saponetta che scivola da tutte le parti. Impossibile conoscerne la proprietà.
E però l'Espresso si appoggia a questa rivelazione inedita per riproporre le domande già martellate nelle scorse settimane. Questioni che si risolvono in un paio di quesiti insidiosi: perché queste strane e tortuose manovre compiute da personaggi vicinissimi al Capitano Matteo Salvini? E ancora, il settimanale mette in dubbio la trasparenza del partito che potrebbe trionfare alle prossime Europee il 26 maggio: il retropensiero, peraltro tutto da dimostrare, è che la Lega predichi la purezza contro i paradisi fiscali per appoggiarsi poi, dietro le quinte, agli impenetrabili caveau di quei paesi «opachi».
Un'accusa più politica che giudiziaria, almeno a leggere il servizio in uscita domani: le certezze, al momento sono ben poche in mezzo a ipotesi, collegamenti e analisi tutte da verificare, ma il lavoro di scavo va avanti e potrebbe riservare nuove sorprese.
Per ora la Uif di Banca d'Italia nota alcune stranezze. Anzitutto quel modesto flusso verso i forzieri del Granducato. Quel denaro viene girato da Centemero il 10 agosto 2016 sui conti di Alchimia, la società domiciliata a Bergamo presso lo studio di Alberto Di Rubba, ma a sua volta controllata dalla lussemburghese Ivad Sarl. Lo ha fatto, notano i tecnici della Uif, utilizzando «provviste dall'accredito lo stesso giorno di un bonifico della Lega». Insomma, quella somma potrebbe aver viaggiato, il condizionale e anche di più è d'obbligo, dalle casse del Carroccio al Lussemburgo. E questa mossa rilancia la convinzione di più di un detective che la Lega abbia fatto sparire nel labirinto finanziario del Benelux almeno una tranche dei 49 milioni oggetto del procedimento per truffa e che a via Bellerio si sono impegnati a restituire a rate nell'arco di ottant'anni circa.
Non basta. C'è tutta una serie di movimenti che secondo la Uif non quadrano. Cifre importanti che seguono percorsi complicati e lasciano i conti della Lega per approdare, dopo contorsioni varie, ai soliti Di Rubba, Manzoni, Centemero.
Perché? Per ora nessuna risposta è arrivata ai dossier pubblicati dall'Espresso nelle scorse settimane, ma adesso anche la Uif scrive nero su bianco le proprie perplessità. In particolare «l'effettività delle prestazioni rese e delle giustificazioni causali sottese ai relativi pagamenti». Parole pesanti. Da non sottovalutare. La storia, comunque vada a finire, si annuncia ancora lunga.
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