Lasciamo che gli sponsor salvino l'arte

Lasciamo  che gli sponsor salvino l'arte

Un'azienda manifatturiera (Calzedonia) che finanzia una gara di idee per coprire l'Arena di Verona; due istituzioni bancarie (Fondazione CariVerona e Unicredit) che stanziano ben 14 milioni per realizzare il progetto vincitore e, di conseguenza, proteggere questo monumento dell'età romana, così da permettere l'esecuzione dell'Aida verdiana pure nelle serate di pioggia. Ancora una volta dopo il caso del restauro del Colosseo finanziato dal gruppo Della Valle un luogo tra i più noti della storia della Penisola sarà aiutato a resistere all'usura delle intemperie grazie all'iniziativa di aziende, private e no, che ritengono di trarre un beneficio d'immagine da questa operazione.

Alle solite, qualcuno parlerà in termini spregiativi di «americanizzazione». Ogni volta c'è chi mostra fastidio per tali sponsor: opponendosi a simili investimenti ed evocando una reale o presunta superiorità della cultura rispetto al business. Si tratta, però, di un atteggiamento sterile.

In fondo, se aziende che producono calze o scarpe, che gestiscono risparmi e vendono mutui, decidono d'investire nel Colosseo o nell'Arena è perché esse si rendono conto che oggi una parte del pubblico apprezza maggiormente questo tipo di pubblicità indiretta a ogni genere di spot. Si tratta di un modo di proporre il proprio brand assai più nobile e, per giunta, che dura nel tempo.

Non è allora il caso di chiamare in causa, come qualcuno potrebbe ritenere, una nozione non priva di ambiguità quale è quella di «responsabilità sociale d'impresa», né si tratta di attribuire intenzioni di ordine morale ad aziende essenzialmente volte al profitto. Se vi sono gruppi industriali e finanziari interessati a salvare questo o quel pezzo del nostro passato, questo lo si deve soprattutto a un calcolo di opportunità.

Di fenomeni come questi, che in qualche modo «privatizzano» pezzi di arte e civiltà (garantendo loro un futuro), ce ne sono ancora troppo pochi. Basti pensare che nelle scorse settimane i visitatori di una bella mostra organizzata a Mestre intorno a un quadro di Gustav Klimt hanno potuto ammirare splendide opere di Vittorio Zecchin: immagini sontuose che per anni hanno adornato le sale da pranzo di un albergo veneziano e ora si trovano negli scantinati di un museo. Non starebbero meglio in qualche hotel della Laguna?

Bisognerebbe allora fare

ricorso più spesso a simili sponsor, i quali permettono di utilizzare risorse di aziende per valorizzare il patrimonio storico ed artistico. Tanto più che lo Stato è pieno di debiti e avrà sempre meno soldi per tutto ciò.

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