Roma «Trovate le differenze» titolava tre anni fa l'Unità, in prima pagina. Sopra il titolo c'erano due foto, una di Matteo Salvini e l'altra di Beppe Grillo. Il quotidiano fondato da Gramsci ha cessato le pubblicazioni, l'attrazione tra Lega e Cinque Stelle resta attualissima. Da una parte è ipotizzabile una grande coalizione Berlusconi-Renzi, certo. Ma c'è anche chi vorrebbe un asse simile tra Grillo e Salvini. Nel voto di ottobre i grillini credono di poter superare il 35%. Che potrebbe sommarsi a un probabile 15% accreditato ai leghisti. Al voto con il Tedeschellum tutto questo garantirebbe al leader pentastellato e a quello del Carroccio una maggioranza e la possibilità che il presidente della Repubblica dia a Luigi Di Maio l'incarico di formare un nuovo governo.
Per i Cinque Stelle si tratterebbe del piano B, un'alternativa al sentiero tratteggiato da Davide Casaleggio: saltare un giro. Confidano questo scenario: «L'asse Berlusconi-Renzi andrà al governo: sceglieranno un tecnico, probabilmente Mario Draghi, che punterà tutto sul risanamento dei conti. Aiutando le banche e tartassando i cittadini. Un anno e salterà tutto, si tornerà al voto e il Movimento prenderà ben più del 50%. Allora si potrà governare e da soli». Casaleggio è convinto di questo, Grillo lo segue a ruota. C'è un altro elemento che i due non sottovalutano: devono creare una nuova classe dirigente. Casaleggio ha già messo in campo un consulente aziendale per selezionare i futuri candidati, una prima scrematura che anticipi il voto in Rete. Ma un percorso così non sarà concluso a ottobre: meglio aspettare. Cosa che non convince molto né Di Maio né Alessandro Di Battista, né tutti quelli che già siedono in Parlamento. Loro hanno a disposizione solo un altro mandato, e per questo vedono di buon occhio il piano B: o beccano una poltrona al prossimo giro o l'impresa diventa quasi impossibile.
Ed è anche così che le due diverse anime del Movimento si confrontano, senza una contrapposizione apparente. Però sondano l'umore della base, lanciano segnali sul web, in particolare sul blog di Grillo. A gennaio, interpellato da Il Giornale, Salvini aveva risposto: «Non so come sia nata questa idea di un'intesa con i Cinque Stelle e in verità non so come possa crescere. Certo, se loro avessero le nostre posizioni su temi come l'immigrazione, allora il discorso potrebbe cambiare». Da allora è stata tutta una rincorsa: dalla sicurezza, «all'inizio della fine dei campi rom» promesso dalla sindaca Raggi, fino alla «politica dei gommoni». Maria Edera Spadoni, in ascesa, scriveva due giorni fa sul blog di Grillo: «Nel documento del governo di programmazione e di indirizzo sulla cooperazione 2015-2016, quella che chiamano crescita delle risorse finanziarie destinate alla Cooperazione italiana è in realtà un incremento con una grossa percentuale destinata al fenomeno migratorio». E ancora: «È necessario come chiede il MoVimento Cinque Stelle attivare un meccanismo di trasparenza», altrimenti «questa politica continuerà a rappresentare solo un incoraggiamento a salire sui gommoni».
Tra i 48 commenti uno sembra ancora più chiaro degli altri: «I danni perpetrati da alcuni ricadranno come meteoriti infuocati e malessere e disagio e vita deprecabile per tutti». L'asse è servito, tra un meteorite e l'altro.
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