Coronavirus

L'asse Zangrillo-Burioni: "Cure a casa sbagliate, così si finisce in ospedale"

Gli scienziati: "Gran parte degli accessi in pronto soccorso per terapie domiciliari pericolose"

L'asse Zangrillo-Burioni: "Cure a casa sbagliate, così si finisce in ospedale"

«La maggioranza degli accessi Covid19 in pronto soccorso sono causati da terapie domiciliari assenti o sbagliate. Per l'abbandono del paziente e il cortisone alla prima linea di febbre, l'Italia va in rosso». Si scaglia duramente contro gli effetti di mancate cure o terapie domiciliari sbagliate nei pazienti Covid, Alberto Zangrillo, primario di Anestesia e Rianimazione dell'ospedale San Raffaele di Milano. Anche il virologo Roberto Burioni lo segue e punta il dito contro i medici di base che somministrano cortisone in modo errato: «Sono importanti i vaccini, ma è altrettanto importante non somministrare ai pazienti terapie non solo inutili, ma addirittura pericolose. Nelle fasi iniziali di Covid-19 il cortisone è controindicato».

Un allarme che era arrivato pochi giorni fa anche dal direttore della clinica di malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova Matteo Bassetti, che aveva denunciato come «stiamo vedendo un eccesso di prescrizioni di antibiotici, cortisone ed eparina per i soggetti affetti da Covid in terapia domiciliare da parte dei medici di medicina generale ed anche in auto-prescrizione. Occorre evitare l'abuso di farmaci quando non servono. Si rischia di creare un danno importante e rendere il compito più difficile per chi gestisce poi questi casi in ospedale».

Le cure a base di cortisone in pazienti per cui questo farmaco non è indicato allarmano le corsie. Pochi giorni fa erano stati anche gli infettivologi dell'ospedale Sant'Orsola di Bologna a chiedere di bloccare prescrizioni troppo affrettate ai malati di Covid assistiti a casa. In una nota all'ordine dei medici, il primario di Infettivologia Pierluigi Viale aveva segnalato che nei pronto soccorso bolognesi «stanno arrivando pazienti, anche giovani, con Covid-19 severo che hanno quale unico fattore di rischio il fatto di avere iniziato terapia con cortisone prematuramente», perché questo farmaco «se iniziato entro 7 giorni dall'esordio dei sintomi favorisce la replicazione virale e quindi l'infezione e le sue conseguenze». Rischiano di finire ora nel mirino i medici di famiglia mentre un protocollo domiciliare dettagliato del ministero della salute ancora non c'è. Respinge lo «scontro tra categorie» il segretario nazionale della Federazione italiana medici medicina generale (Fimmg) Silvestro Scotti. Contattato dal Giornale chiede che «si facciano nomi e cognomi dei medici che prescrivono cortisone in modo sbagliato. Non si può sparare su un'intera categoria». La causa per Scotti va ricercata piuttosto «nella paura della gente, che attraverso anche il passaparola si auto somministra cure sbagliate senza consultare il medico. Poi le faccio l'esempio di un mio paziente diabetico con Covid a cui non avevo prescritto cortisone: questa settimana è stato assistito dalle Usca - unità di assistenza domiciliare - che invece glielo hanno somministrato senza consultarmi.

Il problema è una gestione dei pazienti poco integrata con i vari sistemi territoriali, facile dare la colpa a noi».

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