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L'azienda ha sei mesi di vita: O viene venduta, o fallisce

L'ipotesi Lufthansa e il tesoro degli slot. Ma se entro 180 giorni non si trova un compratore scatta la liquidazione

L'azienda ha sei mesi di vita: O viene venduta, o fallisce

Cosa ne sarà dell'azienda Alitalia? «Si va verso un breve periodo di amministrazione straordinaria che si potrà concludere nel giro di 6 mesi o con una vendita parziale o totale degli asset di Alitalia oppure con la liquidazione», ha detto ieri al Tg3 il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda. Insomma, in sei mesi o Alitalia viene venduta o fallisce. Ma verrà ceduta intera o a pezzettini? E nel frattempo il governo tenterà di risanare la compagnia bussando alla porta della Ue? Per delineare i possibili scenari industriali bisogna partire dall'unica certezza: data l'impossibilità di procedere alla ricapitalizzazione, alla cloche della compagnia è stato chiamato un commissario straordinario che si muoverà nella griglia di potere disegnata dalla legge Marzano. Obiettivo: risanare l'azienda che si trova in uno stato di insolvenza così da evitare la dispersione del patrimonio e la perdita di un gran numero di posti di lavoro (vengono sterilizzati tutti i pagamenti non strettamente necessari all'operatività dell'azienda stessa). Da qui si aprono le diverse piste su cui potrebbe atterrare Alitalia.

LA PISTA DEL FALLIMENTO

Il commissario prepara il piano ristrutturazione ma il ministro dello Sviluppo Economico lo rigetta. Il commissario può convertire il programma di ristrutturazione in uno di cessione di beni aziendali (purchè sia proposto entro 60 giorni e attuabile in due anni). Se anche questa soluzione non funziona, la procedura si converte automaticamente in fallimento con la dichiarazione di insolvenza da parte del tribunale. Il curatore fallimentare inizia la liquidazione della compagnia con due anni di cassa integrazione e la Naspi (sussidio di disoccupazione). Gli asset della società verranno ceduti a pezzi e le rotte riaggiudicate dall'autorità di regolazione.

LA PISTA DEL RISANAMENTO

Il commissario presenta un piano convincente e cerca di risanare l'azienda per poi metterla sul mercato tagliando le rotte domestiche ed europee in perdita e riducendo i costi. «L'amministrazione controllata - dice al Giornale, Andrea Giuricin, professore di Economia dei trasporti dell'Università Bicocca ed economista dell'Istituto Bruno Leoni - lascerebbe comunque in piedi una compagnia molto più piccola di quella di oggi con 10-12 milioni di passeggeri dagli attuali 22 milioni che potrebbe arrivare a impiegare il 40-50% in meno della forza lavoro attuale». Se riesce nella missione, il commissario può vendere l'intera azienda ad acquirenti terzi oppure alcuni «pezzi» di essa purché sia garantito il massimo grado di soddisfazione dei creditori.

LA PISTA DEL COMPRATORE

«Se ci saranno aziende interessate a rilevarla questo è tutto da vedere, è prematuro», ha detto ieri Calenda. All'orizzonte l'unico nome circolato fino a questo momento è quello di Lufthansa che da Etihad recentemente ha assunto una quota anche di Air Berlin. Alcuni, inoltre, si chiedono perché i tedeschi - o altri soggetti - dovrebbero pagare una società (e i suoi debiti) sull'orlo del fallimento e non comprarla quando viene messa in liquidazione, a un prezzo minore e con meno vincoli. Anche perché a interessare i concorrenti sono gli «slot» oggi occupati dall'Alitalia negli aeroporti soprattutto quelli italiani. Parcheggi che però, se salta l'azienda, vengono automaticamente persi e assegnati ad altri dall'ente preposto Assoclearance.

LA PISTA FINANZIARIA

In attesa che si palesi il cavaliere bianco, la compagnia ha però bisogno di liquidità per pagare i fornitori e il carburante, insomma garantire l'operatività. L'approvazione dell'accordo avrebbe sbloccato un aumento di capitale da 2 miliardi, compresi i 900 milioni di nuova finanza. Ma ora quei soldi non ci sono più. Il governo negozierà con la l'Unione Europea un aiuto pubblico temporaneo sotto forma di prestito ponte, «non una nazionalizzazione nè cinque anni di amministrazione straordinaria con miliardi di perdite» per i contribuenti, ha assicurato il ministro. Secondo le ultime stime, la compagnia perde 220 milioni al mese, parliamo di circa 2 milioni al giorno.

Quindi, calcolando su queste basi il disavanzo significa che il commissario dovrà tirare fuori fra i 300 i 400 milioni per far volare gli aerei nonchè arginare la prevedibile crisi di fiducia da parte della clientela. Insomma, mantenere in vita l'Alitalia almeno per altri sei mesi.

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