«Per ora restiamo fermi sul Rosatellum», ripete Matteo Renzi ai suoi. E oggi quel modello elettorale (metà dei parlamentari eletti in collegi maggioritari, metà in liste proporzionali) verrà votato in commissione a Montecitorio come testo base. E come pistola sul tavolo.
Ma dietro le quinte è tutto un fiorire di incontri, abboccamenti, trattative sul cosiddetto «patto tedesco» offerto da Silvio Berlusconi: sistema proporzionale, sbarramento alto, niente coalizioni pre-voto. E elezioni anticipate in autunno. L'offerta del Cavaliere è stata messa pubblicamente sul piatto in questo weekend, ma - spiegano i bene informati - i contatti sul tema tra gli ambasciatori dei due leader andavano avanti già da un po'. Ora si tratta però di quagliare, perché se si vuole votare entro ottobre la legge va varata a luglio. E per farlo occorre trovare l'accordo sulle eventuali modifiche da apportare, di comune accordo, al testo del Rosatellum, che deriva il suo nome dal capogruppo Pd Ettore Rosato, capofila della task force renziana sulla legge elettorale. L'impresa non è facile: c'è innanzitutto un problema di «fiducia reciproca», come spiegano gli addetti alla trattativa: «Se si trova l'accordo su un testo alla Camera, dove noi abbiamo la maggioranza, vogliamo la certezza che poi non venga cambiato al Senato», dove invece il Pd non ha i numeri per imporre alcunché. E poi le posizioni sul merito sono ancora distanti: «Berlusconi, ma anche la sinistra di Si e Mdp, vuole il proporzionale tout-court, sia pur con sbarramento. Noi vogliamo mantenere un'impronta maggioritaria al sistema».
Prima della settimana prossima, dunque, non si entrerà nel merito della legge elettorale iniziando a votare articoli ed emendamenti, compresi quelli «decisivi» di Fi. Ma tutti gli attori della politica italiana avvertono che l'aria sta cambiando, che sulla legge elettorale si comincia a fare sul serio e che il tabù del voto anticipato è caduto. Lo conferma la Direzione del Pd convocata da Renzi martedì prossimo proprio per affrontare il tema: «Per tutta la settimana il Pd sarà pronto a incontrare gli altri partiti», aggiunge in serata il leader dem. A reagire con maggiore durezza è Angelino Alfano: col modello tedesco e il 5% di soglia per entrare in Parlamento, i suoi centristi vedono la morte in faccia. Così il ministro degli Esteri prova a reagire: «Il Pd sembra che cercare alleanze fuori dalla maggioranza, quindi riteniamo di avere le mani libere sulla legge elettorale», minaccia. Ma se Alfano scalcia, la Lega dà via libera: «Votiamo a settembre, poi saranno gli italiani a scegliere». E se a sinistra Pisapia ha perplessità, Fratoianni (Si) e Bersani (Mdp) aprono al tedesco, e Massimo D'Alema spiega che è ora di preparare le liste elettorali - operazione sanguinosa per gli scissionisti Pd - per non farsi cogliere impreparati. «Per loro è l'ultima chance di fare davvero una sinistra arcobaleno», commenta Renzi, che vede di buon occhio un'operazione che potrebbe togliere voti a Grillo e non costringerebbe il Pd ad alleanze radical. Mentre un accordo Berlusconi-Pd-Lega-Mdp sulla legge elettorale «zittisce Grillo», che avrebbe pochi argomenti per opporsi. E metterebbe anche Mattarella davanti al fatto compiuto: «Se due terzi del Parlamento gli chiedono il voto in autunno, ne prenderà atto», dice un esponente Pd.
Nel Pd però non tutti condividono la tentazione renziana del voto anticipato. Il premier Gentiloni tace, e dalle sue parti assicurano che «non si opporrà» all'accordo, se ci sarà. Ma molti, nel governo, la ritengono una forzatura rischiosa. «La legge elettorale non è una merce di scambio. Il Pd non chiede elezioni anticipate e quindi non c'è nessuno scambio da fare», frena Graziano Delrio.
Il Guardasigilli Andrea Orlando poi vede nell'eventuale accordo sul tedesco «la prefigurazione delle larghe intese di governo». Il vice di Renzi, Maurizio Martina, ribadisce «la massima apertura al confronto». E stasera il Pd farà il punto sulla legge elettorale in un'assemblea dei parlamentari.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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