Berlusconi schiera un pool di legali per potersi candidare

L'ex premier punta sul verdetto della Corte Ue contro la retroattività della legge Severino

Berlusconi schiera un pool di legali per potersi candidare

Un gruppone di avvocati, quasi uno per ogni paese dei giudici chiamati a decidere. È questa l'ultima task force legale di Silvio Berlusconi, quella cui - dopo l'assoluzione nel caso Ruby - il Cavaliere affida le sue speranze di buttarsi rapidamente alle spalle la stagione dei processi e delle condanne. Sono gli avvocati che davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo cercheranno di togliere dalle spalle di Berlusconi la conseguenza più ingombrante delle sue vicissitudini giudiziarie, la decadenza dal Senato e la ineleggibilità per quattro anni in base alla legge Severino. Obiettivo: sentenza, e possibilmente vittoria, entro la fine dell'anno.
L'importanza della battaglia che si giocherà a Strasburgo è schizzata bruscamente all'insù in quei cinquantacinque secondi in cui venerdì scorso il presidente della Corte d'appello Enrico Tranfa ha letto il dispositivo della sentenza che ha assolto con formula piena Berlusconi dalle accuse di concussione e prostituzione minorile. Se la condanna inflitta in primo grado per il Rubygate fosse diventata definitiva, il Cavaliere sarebbe stato estromesso per sempre dalla vita politica. E il ricorso a Strasburgo si sarebbe ridotto a una questione di principio, inservibile per riaprire in concreto a Berlusconi le porte del Parlamento. Invece insieme ai sette anni di carcere la Corte d'appello ha annullato anche la interdizione perpetua dai pubblici uffici. E così il ricorso all'Europa contro la Severino è diventato cruciale.
Con oggi, Berlusconi avrà scontato in affidamento ai servizi sociali i primi tre mesi della condanna a un anno per frode fiscale. All'inizio del prossimo marzo (calcolando lo sconto per liberazione anticipata) avrà pagato il suo conto con la giustizia. E all'inizio di agosto scadranno anche i due anni di interdizione dai pubblici uffici previsti come pena accessoria dalla sentenza per i diritti tv. A quel punto, l'unico ostacolo che lo separerebbe dal potenziale rientro a Palazzo Madama sarebbe la legge Severino, che stabilisce l'esilio dalla politica per i condannati in via definitiva, e che il 27 novembre 2013 ha portato il Senato a votare la sua decadenza.
Il problema, sostiene Berlusconi, è che la «Severino» non poteva essere applicata al suo caso. Trattandosi di una sanzione legata al processo penale, vale per essa il principio generale della giustizia penale: la nuova legge, quando è più severa, non può essere retroattiva. Su questa tesi, il 7 settembre 2013 Berlusconi ha depositato il suo ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo, firmato personalmente: ma a sostegno della sua tesi, il Cavaliere si prepara a schierare un pool multinazionale, scelto tra i massimi esperti europei della materia. Finora il percorso non è stato fortunato: la Corte ha rifiutato la richiesta di esaminare la causa con procedura d'urgenza, e ha rigettato una istanza straordinaria per permettere a Berlusconi di partecipare alle elezioni europee. Ma sono tappe intermedie. La partita decisiva si giocherà quando la Corte affronterà la sostanza del ricorso.
L'obiettivo del folto staff legale è di arrivare ad una decisione entro l'anno.

Servirà prima un giudizio di ammissibilità, che appare scontato visto il «sì» già strappato in un caso identico di un candidato molisano di centrosinistra, Marcello Miniscalco. Poi, la battaglia cruciale. Tra i giudici, un solo italiano: Guido Raimondi, vicepresidente della Corte.

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