L'ex scout e assassino scampato per vent'anni (e a 20mila test del Dna)

Nel 1998 l'uomo uccise un bambino: esami di massa per rintracciarlo. E ieri l'arresto

L'ex scout e assassino scampato per vent'anni (e a 20mila test del Dna)

Vent'anni per trovare il colpevole di un delitto che sconvolse i Paesi Bassi, 15mila test del dna in quella che è stata definita la più grande caccia all'uomo genetica d'Europa. Ma alla fine Jos Brech è stato arrestato. È lui che avrebbe ucciso, il 10 agosto 1998, un bambino di undici anni, Nicky Verstappen, il cui corpo fu trovato in un bosco poco distante dalla riserva naturale di Brunssummerheide, nel Limburgo, una regione nel Sud del Paese. Il bimbo - che era in vacanza in un campo per giovani - recava segni evidenti di violenza sessuale.

Brech ha 55 anni ed è stato arrestato dalla polizia spagnola vicino a una sorta di comune nei pressi del villaggio catalano di Castellterçol, mentre stava raccogliendo legna da ardere. Da qualche tempo, da quando evidentemente sentiva che il laccio della giustizia seppur tardiva si stava stringendo attorno al suo collo, viveva come un animale braccato nascondendosi in rifugi di fortuna lontani da tutto e da tutti. Un gioco da ragazzi per lui che era un esperto di sopravvivenza estrema. Prima della Spagna Brech aveva vissuto nella regione dei Vosgi, in Francia. Qui Johann Mees, un suo amico e anch'egli appassionato di bushcraft (la disciplina che consente di vivere sfruttando le risorse della natura) aveva trovato il computer portatile di Brech, da cui era emerso che l'uomo aveva fatto numerose ricerche online su luoghi remoti in Spagna. Ma a riconoscere il survivor assassino è stato un cittadino olandese che si trovava in quell'area della Catalogna e che aveva visto la foto segnaletica di Brech pubblicata dalla polizia olandese sul Telegraaf, il principale quotidiano del Paese. Da qualche tempo infatti Brech era diventato il sospettato numero uno nel cold case Verstappen. Brech era stato anche più volte sfiorato dalle indagini sulla morte del bambino ed era finito tre volte davanti agli investigatori a rispondere alla domande. Ma in quel momento i detective olandesi brancolavano nel buio e quello strampalato boscaiolo mammone non sembrava la persona che cercavano; questo malgrado Brech anni prima, nel 1985, fosse stato per un breve periodo accusato di un'aggressione sessuale, un caso quello che poi però non aveva avuto seguito. La svolta era arrivata qualche mese fa quando le autorità olandesi, mettendo a frutto i progressi nelle tecniche di analisi del dna, avevano chiesto a più di 20mila uomini che vivevano nell'area del delitto nel 2018 di sottoporsi al test del dna per confontarlo con il profilo genetico dell'assassino di Nicky messo insieme nel 2008 attraverso le tracce organiche trovate sul piccolo cadavere. All'appello avevano risposto in 15mila limburghesi. Non Brech, che aveva lasciato i Paesi Bassi nell'ottobre 2017. Ma un parente di Brech sì. E il dna di questi aveva evidenziato molte somiglianze con quello dell'assassino e stupratore di Nicky. Gli investigatori hanno capito che quell'uomo sfiorato dall'inchiesta anni prima era probabilmente l'uomo che cercavano da vent'anni.

E infatti il dna di Brech - che all'epoca del delitto viveva con la mamma a 13 km dalla foresta di Brunssummerheide - è risultato corrispondente al cento per cento con quello del mostro. Il tempo, alle volte, sceglie strade lunghe e tortuose per mostraci quanto sia galantuomo.

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