Andare in Libia per battere l'Isis che rischia di consolidare il califfato di terroristi e fondamentalisti ad un passo dai nostri confini?Questa è sicuramente una seria motivazione per un eventuale intervento italiano nella ex colonia. Sempre che, come ripete in continuazione Matteo Renzi, ci sia una richiesta del futuro governo libico e l'Italia sia alla guida di una coalizione militare formata da Usa, Francia e Gran Bretagna.
Ma, per il nostro Paese, questa motivazione non può essere la sola. Accanto alla ragione bellica della sicurezza ci deve essere una seconda e più importante ragione. Quella di spostare l'accoglienza dal territorio nazionale all'area dove si concentrano i flussi migratori prima del gran salto verso l'Europa del Sud.L'Italia non può permettersi un comportamento simile a quello tenuto dagli alleati al tempo della guerra a Gheddafi, cioè a sganciare le bombe, fare piazza pulita dei nemici e sgomberare prima possibile il territorio. Se così fosse sarebbe meglio tirarsi indietro immediatamente e lasciar sporcare le mani ad altri. Accanto alla messa a punto della macchina militare da spedire a Tripoli il governo italiano deve assolutamente e contemporaneamente predisporre una macchina civile per quell'azione di cooperazione e di sostegno che appare indispensabile per fornire una finalità utile e nobile all'azione bellica.
Questa macchina civile deve pensare per tempo alla ricostruzione di un paese martoriato ed al sostegno materiale, morale e di sicurezza ad una comunità che ha perso ogni struttura pubblica e che, per sopravvivere, è stata costretta a riscoprire lo spirito tribale.Ma questa macchina civile deve anche prevedere tempestivamente la concreta eventualità che una Libia liberata dall'Isis torni ad essere il punto di approdo di quei flussi di migranti africani e mediorientali decisi ad utilizzarla come base di partenza per l'Europa l'Italia. L'obbiettivo da perseguire è di spostare il baricentro delle strutture dell'accoglienza dal nostro paese a quello libico. Prevedendo aree e luoghi di raccolta da rendere non solo vivibili e dignitosi ma da trasformare in luoghi di formazione e di selezione di chi voglia trasferirsi in Europa.
L'impegno dell'Italia in Libia, in sostanza, è più ampio e gravoso di quello degli altri paesi. Prima di pensare a come fare la guerra è bene prevedere come organizzare la pace garantendo gli interessi nostri e quelli dei libici.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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