Libia, un medico l'italiano rapito Forse è nelle mani degli islamisti

Ignazio Scaravilli, 70 anni, era in un ospedale di Tripoli da Natale Svanito nell'area degli integralisti. Il rischio di un nuovo ricatto

Libia, un medico l'italiano rapito Forse è nelle mani degli islamisti

Il medico italiano, Ignazio Scaravilli, è scomparso in Libia, come anticipato ieri dal Giornale , vittima di un probabile rapimento. L'ortopedico di Catania, di 70 anni, si era recato a Tripoli verso Natale per operare nell'ospedale Dar Al Wafa. Secondo fonti autorevoli «doveva fare da apripista per altri medici italiani». Dal 6 gennaio è «irreperibile», come ha confermato ieri il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. La notizia della scomparsa nel nulla è stata data dai suoi colleghi. L'ospedale si trova nel quartiere di Suq Talat. La capitale è controllata dal governo di Salvezza nazionale non riconosciuto dalla comunità internazionale. La milizia dominante è quella della città-stato di Misurata, ma i posti di blocco nella zona dove sarebbe stato rapito l'italiano sono controllati da un'altra formazione. Si tratta degli islamisti della khatiba Abu Slim, che prende il nome dall'area dove c'era una famigerata prigione di Gheddafi e lo zoo. Il comandante è Abdul Rami Kikli. Assieme ai miliziani di Suk al Juma sono i gruppi armati più organizzati e tendenti all'islam radicale. Dei suoi ultimi spostamenti non ci sarebbero testimoni diretti. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di sequestro di persona legato al terrorismo. La famiglia residente a Catania ha invocato il silenzio stampa. Alcuni vicini di casa confermano riferendosi a Scaravilli di «averlo visto prima di Natale». L'ortopedico viene descritto come «una persona tranquilla e molto cortese».

«Fare movimento, movimento e ancora movimento!!!» è il motto del medico inghiottito dal caos libico. Su internet si definisce «specialista in chirurgia della mano e del piede» e ha lavorato per 35 anni in ospedale come aiuto e primario del pronto soccorso. A Padova ha svolto attività privata alla clinica Morgagni e dal 1983 aveva un poliambulatorio in Sicilia, prima a Paternò e poi a Catania. «L'interesse per il lavoro e la curiosità - scrive online - mi hanno spinto a collaborare con colleghi di Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia, Malta e Libia dove tutt'ora sono consulente di due cliniche mediche». Tripoli, però, è stata fino a pochi mesi fa teatro di furiose battaglie fra milizie e la Libia è scossa da una guerra civile che rischia di trasformarla in una nuova Somalia. Scaravilli era testardo e non mollava la professione. «Ho operato mediamente 200 pazienti l'anno di varie patologie al piede e alla mano. Svolgo la mia attività - scrive l'ortopedico in Rete - per passione e testarda voglia di aiutare il paziente a superare le proprie sofferenze e a recuperare il più possibile la libertà di movimento».

La passione lo ha portato nei guai. Gli italiani in zone a rischio, soprattutto dopo il rapimento di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, sono visti come un bancomat dei riscatti. La televisione araba Al Jazeera , molto seguita in Libia, aveva annunciato la liberazione delle due ragazze italiane in Siria in cambio di 12 milioni di euro. Una cifra probabilmente gonfiata, ma anche se fosse la metà attrae tutti i tagliagole. Secondo una stima del New York Times confermata dal Dipartimento del Tesoro Usa, i gruppi terroristici e criminali della galassia jihadista avrebbero incassato dal 2008 allo scorso anno almeno 125 milioni di dollari, versati in gran parte dai governi europei.

Dal 2013 le richieste si sono impennate per un totale di 66 milioni di dollari. I riscatti pagati dalla sola Italia dal 2004 a oggi a vari gruppi combattenti ammonterebbero a 61 milioni di euro.

Il medico ortopedico siciliano è il terzo italiano rapito in Libia in meno di un anno.

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