L'impeachment al Senato. Sprint per l'assoluzione e i dem vanno all'attacco

Sotto accusa i tempi complicati e strettissimi dei repubblicani: "Vogliono insabbiare tutto"

L'impeachment al Senato. Sprint per l'assoluzione e i dem vanno all'attacco

È ufficialmente iniziata la battaglia finale per la procedura di messa in stato di accusa di Donald Trump nel Senato a maggioranza repubblicana. Battaglia che sin dalle prime battute si preannuncia senza esclusione di colpi. Nelle stesse ore in cui il presidente americano è arrivato a Davos per partecipare al World Economic Forum, infatti, a Washington ha preso il via il dibattito show su come gestire la fase processuale contro di lui sull'Ucrainagate. A infiammare gli animi è stata anzitutto la risoluzione presentata dal leader della maggioranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell, che inizialmente concedeva ai sette manager dell'accusa e al team difensivo del tycoon 24 ore a testa con una maratona di due giorni per presentare gli argomenti di apertura del processo. Tempi decisamente più compressi rispetto al processo d'impeachment a Bill Clinton, quando le 24 ore furono suddivise su quattro giorni. Di fronte alla dura opposizione dei dem, però i tempi sono stati rivisti a tre giorni.

Dopo questa fase ci dovrebbero essere 16 ore riservate ai senatori, e solo in seguito la discussione e votazione di eventuali mozioni per chiedere l'audizione di testimoni e la presentazione di documenti. McConnell mira ad un procedimento rapido e vuole tenere sedute fiume ogni giorno, fin nel cuore della notte, tanto che è già stato ideato per lui il soprannome «Midnight Mitch», subito diventato virale sul web.

La speranza di The Donald è di concludere tutto (ovviamente con un'assoluzione) prima del discorso sullo Stato dell'Unione, che terrà davanti al Congresso a camere riunite il 4 febbraio. Per i dem, che hanno presentato una serie di emendamenti per spianare subito la strada a nuovi testimoni e documenti, la risoluzione come era stata introdotta era una «vergogna nazionale». «Ed è chiaro che McConnell è deciso ad affrettare il processo», ha detto il leader della minoranza dem in Senato, Chuck Schumer, sottolineando che se saranno accettate tali regole «sarà uno dei giorni più bui per il Senato». «Se il presidente è così fiducioso nel suo caso, perché non vuole presentarlo alla luce del giorno? Se McConnell e i senatori del Grand Old Party ritengono che non abbia fatto nulla di sbagliato perchè non presentarlo quando il sole brilla anziché alle due di notte?», ha proseguito. Mentre il pool di deputati-procuratori ha accusato i repubblicani di volere «un processo truccato» per coprire la condotta del presidente. La Casa Bianca, intanto, ha reso noto i nomi dei deputati Gop scelti da Trump per lavorare col suo team difensivo e «combattere questo impeachment senza fondamento»: sono Doug Collins, Mike Johnson, Jim Jordan, Debbie Lesko, Mark Meadows, John Ratcliffe, Elise Stefanik, Lee Zeldin. Il Commander in Chief si è detto «fiducioso che essi contribuiranno a concludere speditamente questa sfacciata vendetta politica per conto del popolo americano». E da Davos ha nuovamente bollato il procedimento come una «bufala, una caccia alle streghe che dura da anni ed è francamente vergognosa». Trump e il suo partito, in ogni caso, sono decisi ad impedire la testimonianza di personaggi chiave come l'ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton.

Il tycoon ha anticipato che eserciterà il privilegio esecutivo, mentre la Casa Bianca ha evocato la possibilità di ricorrere alle corti federali per stoppare l'audizione. Se non dovessero riuscirci, chiederebbero una deposizione classificata e risponderebbero citando l'ex vice presidente Joe Biden e il figlio Hunter.

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