Per una volta va detto: le percentuali dell'indice di contagio sono arrivate a livelli che solo un mese fa non osavamo nemmeno sognare. L'indice R0, che ci racconta di quante persone può infettare un malato di Covid, sono tra lo 0,5 e lo 0,7, a seconda delle zone. Pur non sviscerando il dato regione per regione, il presidente dell'Istituto superiore Silvio Brusaferro racconta di una carica virale che è finalmente diventata domabile. Per questo saranno fondamentali le prossime due settimane, per dare un'ulteriore colpo alla catena di contagi.
L'ALGORITMO DEI CONTAGI
Ora gli esperti tengono sotto controllo un altro indicatore: il valore Rt. Rappresenta il dato nel tempo, da quando sono entrate in vigore le misure di contenimento, ed aiuta a tratteggiare la curva dell'epidemia. Quando l'indice Rt scende sotto 1, vuol dire che i contagi sono in diminuzione. In Lombardia, per esempio, è 0,57. «La curva epidemiologica va decrescendo, sia in termini di casi e diagnosi, sia di sintomi. È un segnale che prosegue» è il primo buon segno annunciato dall'Iss.
In base ai calcoli dell'Iss e della fondazione Keller, l'indice Rt è molto basso nelle Marche (0,29) e pari a 0,96 in Puglia. In Sicilia, dove il numero dei contagi non è certo tra i più elevati, è invece alto, a 1,12 ma il dato sarebbe giustificabile con focolai pregressi e limitati e non va tradotto in un rischio di aumento della trasmissione del virus.
Ovviamente dati più precisi arriveranno nelle prossime due settimane, quando si potrà realmente calcolare l'effetto della riapertura parziale.
FAKE NEWS SUGLI STRANIERI
L'Istituto superiore di sanità smentisce con i numeri le fake news che circolano riguardo al Covid negli immigrati e riguardo al fatto che si ammalino di meno. «I dati sulla popolazione straniera non sono di facilissima interpretazione. C'è stata molta aneddotica riguardo al Covid negli immigrati - chiarisce Gianni Rezza, direttore del dipartimento malattie infettive dell'Iss - In Italia il 5,1% dei casi diagnosticati riguardano individui di nazionalità straniera. Il rischio di essere notificato come caso per gli stranieri tende a essere più basso rispetto agli italiani, perché la diagnosi arriva spesso dopo, ma se vediamo invece il rischio di ospedalizzazione rispetto a un italiano vediamo che negli stranieri è più elevato rispetto agli italiani. Anche rispetto all'accesso alla terapia intensiva il dato è più alto negli stranieri. Vuol dire che uno straniero che ha una malattia meno grave ha una più bassa possibilità di essere notificato. Invece c'è un maggior ricorso all'ospedalizzazione». Quanto ai decessi, «il rischio sale soprattutto negli stranieri che provengono da Paesi a basso reddito».
I DECESSI
Secondo i dati Istat, dal 20 febbraio al 31 marzo in Italia c'è stato un aumento dei decessi del 39% rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti, dei quali poco più della metà sono attribuibili a Covid diagnosticato. «Il 2020 era partito bene prima dell'arrivo del Covid: la mortalità a gennaio in Italia era stata decisamente più bassa, rispetto allo stesso periodo del 2019. Da quando è scoppiata l'emergenza il bilancio complessivo si è alzato in modo pesante», ha detto il presidente dell'Istat Gian Carlo Blangiardo.
Nei 3.271 Comuni analizzati fra le zone più colpite del Nord, i decessi sono stati 23.133 (+88%), nei 1.778 del Centro-Nord a media diffusione sono stati 2.426 (+14%), mentre nei 1.817 del Centro-Sud i decessi sono in lieve diminuzione.
Brusaferro rileva che per alcune vittime «ufficiali» del coronavirus in Italia (il 10-12%), la prima causa di morte è legata ad altre malattie, molto diffuse nel nostro Paese. «Il 54% è diagnosticato come Covid-19, mentre il restante 46% è riconducibile direttamente o indirettamente al virus, pur in assenza di tampone» spiega Blangiardo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.