La linea dura di Berlusconi: niente sconti sul referendum

Il Cav chiude all'ipotesi di un baratto con l'Italicum Incidente domestico alle dita di una mano: già risolto

La linea dura di Berlusconi: niente sconti sul referendum

Berlusconi cerca la quiete tra le mure di casa. È felice di essere tornato ad Arcore ed è un po' provato dai postumi dell'intervento chirurgico. Senza contare che, appena rientrato a villa San Martino, Berlusconi s'è fatto male a una mano. Un piccolo incidente domestico, nulla di più. In ogni caso l'operazione a cuore aperto non è una sciocchezza e i medici confermano che la riabilitazione sarà lunga. Durante la sua degenza in ospedale in molti si erano chiesti se il Cavaliere avrebbe approfittato del malore per gettare la spugna e dire addio alla politica. La risposta è arrivata da lui stesso: neanche per idea. Prima attraverso un messaggio fatto recapitare da Sestino Giacomoni a tutti i coordinatori azzurri («Non lascio e non lascerò mai Forza Italia. Mi aspetto che voi facciate altrettanto»); poi in viva voce appena varcata la soglia del San Raffaele («Spero di aver le forze per essere ancora utile al Paese»). Accanto a sé, il fidato Valentino Valentini: serio, composto, affidabile ma soprattutto cinghia di trasmissione tra il leader e il partito. Segno, questo, che l'ex premier ha ancora voglia di occuparsi di politica. Certo, non verrà a Roma ma se Maometto non va alla montagna è la montagna che va da Maometto. E in effetti oggi i due capigruppo di Camera e Senato dovrebbero volare al Nord in direzione Arcore. Un po' per ritrovare e salutare anche de visu il proprio leader; un po' per ricevere la benedizione della linea politica azzurra. Il vertice potrebbe però saltare visto il bisogno di riposo del leader.

Tanto la linea politica appare chiara e netta: nessuno sconto al governo Renzi e lotta dura contro le riforme costituzionali di Boschi & C. Non c'è alcun Nazareno all'orizzonte né una sorta di baratto tra le modifiche alla legge elettorale e un atteggiamento morbido sul «No» al referendum. Il ragionamento che si fa ad Arcore è più o meno il seguente: se Renzi perde al referendum comincia tutta un'altra partita. Il premier sarà costretto a rivedere l'Italicum e poi sarà il capo dello Stato a sbrogliare la matassa perché di fatto si aprirà la crisi. Sul che fare dopo c'è tempo per pensarci bene visto che il referendum si potrebbe anche tenere a ottobre inoltrato se non addirittura a fine mese.

Certo, incombe Grillo che fa paura. Anche gli ultimi sondaggi danno i grillini in ascesa a fronte di una crisi sempre più evidente del Pd. E i pentastellati non piacciono per niente a Berlusconi e neppure al cuore delle aziende tanto che proprio Confalonieri aveva di recente lanciato l'allarme sui programmi dei Cinquestelle. Il rischio di veder volare così in alto i figliocci della Casaleggio & C. non è condizione sufficiente per spingere il Cavaliere nelle braccia di Renzi. «I nostri avversari sono i grillini ma anche il Pd» è il messaggio da Arcore.

Basterà questo per far tornare il sereno nei rapporti con la Lega? Qualcuno dice che nei prossimi giorni anche Salvini potrebbe varcare il cancello di villa San Martino per fare un saluto all'ex premier. E chissà se la visita sarà l'occasione per fumare il calumet della pace. Di certo i rapporti non sono idilliaci ma l'aver collocato Forza Italia al centro dello schieramento per il «No» alle riforme senz'altro aiuterà il riavvicinamento tra i due.

Poi, è ovvio che le differenze tra verdi e azzurri esistono eccome: e il Cavaliere non manca di sottolineare che «noi siamo i moderati: europeisti, liberali e riformatori». Come a dire: la battaglia per uscire dall'Europa non la farò mai.

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