L'influencer si propone, il ristoratore dice no Scatta la gogna sui social ma perdono tutti

Valentina Pivati sbaglia toni. Il locale doveva risponderle in privato

L'influencer si propone, il ristoratore dice no Scatta la gogna sui social ma perdono tutti

L a cena delle beffe: tutti a digiuno, ma con la camicia schizzata di vergogna. Perché la vicenda di Valentina Pivati e del suo goffo tentativo di mangiare gratis in un ristorante peraltro nemmeno ricordevole è una di quelle che racconta molto dell'epoca contemporanea. E nessuno ne esce bene, nessuno: non lei che fa la figura della scroccona social, non il ristoratore che la mette alla gogna mediatica ignorando qualsiasi elementare norma di privacy, non gli odiatori in servizio permanente effettivo, che quella gogna non vedono l'ora di azionarla. Clac!

Orbene: la Pivati è una influencer, cioè una tizia belloccia che - potendo contare su un qualche succedaneo di gloria (pare sia stata una corteggiatrice di Uomini e donne, qualsiasi cosa voglia dire) - pubblicizza prodotti e locali infilandoli nelle proprie stories e nei propri post sui social giusti. Possiamo trovare la pratica più o meno elegante (non lo è) ma è un fatto che si tratti di un nuovo tipo di impiego, remunerato a volte con soldi sonanti, a volte con uno scambio merci. Ci sono persone come Chiara Ferragni che di questo muliebre talento hanno fatto un business milionario. Gli affari sono affari, e le anime belle al profumo di mammola sono come il giapponese che combatte nella foresta quando la guerra è finita da un pezzo.

Di cosa stupirsi, dunque? Si è stupito eppure qualcuno davanti al computer del ristorante Principe Granatelli di Mazara del Vallo, nel Trapanese, leggendo il messaggio della Pivati: «Buonasera, mi chiamo Valentina Pivati e grazie a una trasmissione televisiva sono cresciuta sulla piattaforma social, in particolare su Instagram, iniziando così un lavoro di influencer. Ad agosto sarò in Sicilia e mi chiedevo se vi interesserebbe, in cambio di pubblicità, ospitare me e il mio compagno per una cena. In attesa di una vostra risposta porgo cordiali saluti. Valentina». Una mail dopotutto cortese, un copia-e-incolla spedito chissà quante volte, impastato semmai di un fastidioso tono burocratico. Ma alla fine una proposta di collaborazione come tante altre, non differente dall'offerta di un aspirapolvere, che il titolare del locale - invece di rispondere sì grazie o no grazie o le faremo sapere - decide di ripubblicare su Facebook senza peritarsi di cancellare il nome della malcapitata ma anzi aggiungendo il commento: «Il nuovo modo di farsi le vacanze a sbafo». Una vendetta sui recensori online, sui critici che non capiscono, sui clienti che chiedono il parmigiano sulla spigola? Vai a sapere. Fatto sta che il signore (usiamo il termine per pura convenzione) si accorge di aver scatenato un putiferio e cancella il post, sostituendolo con un messaggio in cui ammette che «la situazione è un po' sfuggita di mano», ma precisando che «non basta essere un'influencer e avere 100mila followers su Instagram ma è più importante decidere assieme come poter collaborare in maniera virtuosa».

Ognuno fa le sue

scelte. La Pivati vive instagrammando la sua vita sempre dal lato del codice a barre, il ristoratore mazarese preferisce a un po' di reclame social al costo di due menu degustazione uno sputtanamento gratis. Basta saperlo.

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