Agli abitanti di Sark il buio non fa paura. Sull'isola più piccola del canale della Manica non esistono lampioni, c'è un solo faro sul versante Nord-Est e non c'è traccia di semafori (così come di auto). Adesso, però, la faccenda rischia di farsi ancora più buia. Letteralmente. L'isolotto, dipendente dalla corona britannica ma politicamente autonomo, da venerdì rischia di rimanere del tutto senza elettricità. La società fornitrice ha dato l'ultimatum: o si alzano i prezzi oppure si taglia il servizio. Ma i 500 residenti sono gente temprata: sanno vivere con poco e sono troppo affezionati alla propria terra per andarsene. Durante la Seconda guerra mondiale, quando Sark fu occupata dai nazisti, in molti preferirono rimanere lì e aspettare che la tempesta passasse piuttosto che trasferirsi nel Regno Unito. E ora sono pronti a tornare a vivere come allora e a rispolverare quello stesso sentimento: «Torneremo a una mentalità di guerra», ha detto un isolano alla Bbc.
L'elettricità, d'altronde, è una scoperta relativamente recente per il posto: fu introdotta negli anni Quaranta. Dal 1960 la gestisce David Gordon-Brown, trasferitosi lì apposta. Il problema è che quest'estate l'amministrazione gli ha imposto un tetto massimo di 52 sterline (59 euro) per kilowattora, inferiore alle 66 che lui addebitava (il prezzo medio nel Regno Unito, dice il Times, è tra le 12 e le 16 sterline). Gordon-Brown dice che da allora sta perdendo 20mila sterline al mese, che così è impossibile andare avanti, e che se entro venerdì il governo non toglie il calmiere lui smetterà di erogare il servizio. Alcuni residenti fanno notare che la sua casa è la meglio illuminata di Sark, in cima a un promontorio e vicino al faro. Malelingue, taglia corto lui. Ma l'ultimatum rimane. E l'isola che tanto è orgogliosa del suo cielo stellato (dal 2011 è annoverata tra i luoghi che preservano meglio la notte dall'inquinamento luminoso), luce a parte, rischia di non poter più recuperare l'acqua potabile dai pozzi, conservare il cibo nei frigoriferi e ricaricare i cellulari.
Gli isolani si stanno attrezzando facendo scorta di acqua, candele, accendifuoco e fiammiferi. Uno dei due supermercati ha acquistato un generatore per far fronte al blackout. Un hotel ha messo a disposizione le proprie camere per le persone in difficoltà, mentre la parrocchia metodista ha offerto docce calde. Ma sull'isola ci sono anche tre pub e diversi negozi di souvenir, che dovranno arrabattarsi. I cittadini, dal canto loro, dicono di essere più preparati della media: sono abituati a girare muniti di torce, vista la mancanza di illuminazione pubblica, e la maggior parte in casa ha camini, caldaie a carbone e fornelli a gas. Lo stesso governo di Sark ha rassicurato che la comunità ha un piano «abbastanza sofisticato» per sopravvivere, senza però entrare nel merito.
Per uscire dall'impasse il parlamentino dell'isola ha proposto di acquistare la società di Gordon-Brown e garantire così la fornitura di corrente elettrica ai cittadini (e ai turisti, importante fonte di guadagno).
Il governo della vicina isola di Guernsey, che su certi temi legifera anche sul territorio di Sark, ha promesso che offrirà assistenza. Di evacuare i residenti non se ne parla nemmeno: se non ci sono riusciti i nazisti, non ci riuscirà di certo un blackout.
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