L'Italia resta a mani vuote. Nessun regalo dall'Europa

Gualtieri all'Ecofin: «È sbagliata una manovra restrittiva». Ma la flessibilità non aumenterà

L'Italia resta a mani vuote. Nessun regalo dall'Europa

L'Europa ha poca voglia di concederci più flessibilità. Nulla che non sia già previsto dai patti europei. In alto mare anche il progetto di medio termine di riformare in senso meno rigorista il Patto di Stabilità. In compenso il neoministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, si è ritrovato a combattere per evitare una manovra correttiva. La sintesi della prima due giorni europea del ministro dell'Economia è che non c'è nessun dividendo europeista per il nuovo governo e che, almeno da quanto si è visto fino a ora, la nuova commissione guidata da Ursula Von Der Leyen esclude ogni trattamento di favore per l'Italia. Per Bruxelles Lega o Pd non fa molta differenza.

A Helsinki, durante l'Ecofin, cioè il vertice dei ministri finanziari dell'Ue, Gualtieri ha sostenuto che «una manovra restrittiva sarebbe controproducente in questa fase». Risposta ai mal di pancia, ancora non ufficializzati, dei paesi contrari a concedere all'Italia più margini di spesa pubblica. Intenzionati, ad esempio, a chiedere il rispetto pieno della riduzione del deficit e del debito che ci costringerebbe a varare una Legge di Bilancio senza sconti, che preveda gli aumenti dell'Iva da 23 miliardi.

Il ministro ha tenuto a precisare che l'Italia si muove «all'interno delle regole, che comprendono anche il pieno uso della flessibilità». Parole all'apparenza scontante, ma di grande sostanza politica, visto che in Italia tanti sperano di finanziare altra spesa pubblica in deficit e danno per scontato un allentamento dei vincoli in tempi brevi. Altra rassicurazione ai «falchi» che sono tornati a volare sull'Ue, quella sul ruolo di Paolo Gentiloni. «Non sarà il commissario alla flessibilità dell'Italia», ha specificato Gualtieri.

L'Italia in altre parole non può fare altro che chiede di sfruttare fino in fondo la flessibilità già prevista dalle regole in vigore. Quindi uno sconto sugli investimenti, il riconoscimento delle circostanze eccezionali (le conseguenze di una crescita ancora bassa) poi la promessa di riforme. Maggiori margini di spesa quantificabili in pochi decimali di punto percentuale. Nessun cambiamento rispetto alla precedente Commissione.

Poi c'è la riforma di lungo termine, quella delle regole europee, troppo rigide a detta di tutti. «Sono due questioni distinte e come tali vanno trattate», ha detto Gualtieri. La verità è che anche su questo fronte i partner europei frenano. Il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis, principale rifermento dei falchi, ha detto che «Bisogna evitare di aprire la legislazione senza conoscerne l'esito». Ma anche il ministro francese Bruno Le Maire, è stato prudente. Per l'Italia la rilevanza del tema sta nella prospettiva, in tempi medio lunghi, di non dovere attuare politiche di bilancio troppo restrittive. Comunque niente di immediatamente spendibile. Per il momento il governo Conte ha incassato la disponibilità a introdurre una golden rule, cioè la possibilità di scontare dal deficit le spese, per le riforme ambientali.

Gualtieri è anche tornato a parlare di privatizzazioni, smentendo le voci di un nuovo piano.

«Irrealistico» l'obiettivo da 18 miliardi previsto dal precedente esecutivo, sbagliato fare cassa con le cessioni. Precisazioni che sembrano molto un messaggio a chi, in Europa, guarda con interesse ad asset pubblici italiani.

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