Coronavirus

"La Lombardia arancione. Un errore la zona rossa". Liti e accuse col governo

Braccio di ferro estenuante. Poi dati rettificati. Milano da lunedì fuori dalle misure più dure

"La Lombardia arancione. Un errore la zona rossa". Liti e accuse col governo

Milano. Si torna all'arancio. La speranza dei giorni scorsi è diventata ipotesi e infine certezza. Dopo l'ennesima giornata infinita, segnata da un nervoso braccio di ferro con Roma, alla fine è arrivata l'ufficialità: la Lombardia torna arancione.

In Regione, a dire il vero, avevano ormai pochi dubbi: i dati erano già da tempo sostanzialmente «arancioni». Da domani, comunque, lo saranno anche le regole. Torna quindi il livello medio di restrizioni e questo significa uno spiraglio per spostamenti e attività commerciali e soprattutto - salvo nuove disposizioni - significa il ritorno in classe per scuole medie e superiori. E al di là dei fuochi d'artificio polemici, la decisione ha soprattutto valore simbolico, e suona come una vittoria per Palazzo Lombardia, che da una settimana esatta è impegnato nella vertenza, politica e legale, col ministero della Salute.

«Dati vecchi e parziali». Questa l'obiezione che da Milano avevano subito avanzato nei confronti del governo, quando venerdì scorso si era materializzata l'ordinanza che stabiliva il colore rosso per la Lombardia. La ragionata convinzione che i dati impiegati a Roma fossero vecchi aveva determinato l'offensiva del governatore Attilio Fontana, sostenuto dall'intero centrodestra. E i vertici della Regione hanno dato battaglia fin da subito: Fontana ha annunciato un ricorso legale al Tar del Lazio e la sua vice, Letizia Moratti, ha chiesto al ministero di congelare la decisione in vista di un ripensamento alla luce di nuovi dati. Il ministero inizialmente ha detto no, ma l'ipotesi di una zona rossa breve ha preso piede con sempre maggior insistenza, insieme all'arrivo di dati via-via più confortanti, finché a Roma, non hanno potuto far altro che cedere, cercando in qualche modo di salvare l'onore.

Ieri, giorno previsto per il «monitoraggio» della cabina di regia nazionale, è partita poi la controffensiva sui «dati sbagliati» della Regione, assecondata da tutta una schiera di politici di centrosinistra, mentre Fontana ostentava certezze: «La Lombardia deve essere collocata in zona arancione - ha detto - Lo evidenziano i dati all'esame della cabina di regia. Abbiamo sempre fornito informazioni corrette. A Roma devono smetterla di calunniare la Lombardia per coprire le proprie mancanze».

Poi, in serata, ecco la versione dell'Istituto superiore di Sanità, che ha escluso errori d'interpretazione sul dato lombardo, spiegando che è stata la Regione ad aver rettificato il 20 gennaio i dati inviati la settimana precedente, che avevano portato l'indice Rt a 1,4 e fatto scattare la zona rossa. «Il valore Rt calcolato sulla base della data di inizio sintomi dei soli casi sintomatici - scrive l'Iss nella sua relazione tecnica - calcolato sui dati forniti dalla Regione nel Db aggiornato al 13 gennaio 2021 e relativo al 30 dicembre 2020 era 1.4», da zona rossa. Ma - questo riportano i tecnici, «il 20 gennaio 2020, la Regione Lombardia ha inviato come di consueto l'aggiornamento». E questo aggiornamento avrebbe rettificato i dati relativi alla settimana 4-10 gennaio. Nella rettifica, in particolare, sarebbero cambiate le proporzioni tra casi sintomatici e asintomatici, mutando in modo decisivo l'Rt, che si calcola appunto sui soli sintomatici. In pratica, il rischio della Regione rimaneva alto, ma la correzione ha fatto modificare l'Rt da 1,4 a 0,88. E con Rt sotto l'1 ma rischio moderato, in automatico si passa in arancione.

Questa versione è stata ulteriormente contestata da fonti regionali, che hanno replicato parlando di una «sovrastima dell'Rt» riferito al 30 dicembre e «calcolato dall'Istituto superiore di Sanità». La sovrastima, hanno spiegato a Palazzo Lombardia, è dovuta a una valutazione che non avrebbe tenuto conto della novità introdotta con la circolare ministeriale del 12 ottobre, quella che ha stabilito che un paziente può essere dichiarato guarito con un solo tampone molecolare e non più con due.

Ma accuse e controaccuse tecniche ormai appaiono schermaglie. E risulta vano anche l'esame fissato per lunedì davanti al Tar.

La Lombardia da domani è arancione.

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