L'ombra del traffico di organi dietro agli sbarchi

Trovato a Milano un immigrato africano con cicatrice sul fianco sinistro: non ha un rene

Valentina Raffa

Il traffico di organi umani di cui tante volte, parlando di business dell'immigrazione, si ipotizza l'esistenza, potrebbe essere reale. E molto redditizio. Il caso scoperto al San Carlo di Milano di un immigrato africano con cicatrice sul fianco sinistro di nefrectomia, ovvero di asportazione di rene, operazione a cui non avrebbe dato il consenso, riaccende i riflettori sul terribile fenomeno che potrebbe coinvolgere gli immigrati che decidono di imbarcarsi alla volta dell'Italia. Tra le vittime potrebbero esserci tanti minori.

La storia raccontata dall'africano, che adesso manca all'appello, essendosi reso irreperibile sul territorio, ha fatto scattare l'inchiesta della procura di Milano che ora indaga per «traffico internazionale di organi». Le asportazioni e dunque il reato avverrebbero fuori dai confini italiani, ma interessano l'Italia perché vi giungono ogni giorno centinaia e spesso migliaia di migranti. Così ora si cerca di raccogliere eventuali altri casi notati nei nosocomi.

E il pensiero vola dritto alle dichiarazioni rilasciate agli investigatori della Dda di Palermo dal primo trafficante di vite umane pentito della storia, Nuredin Atta Wehabrebi, arrestato il 1° luglio 2014 nell'operazione «Glauco I» della procura di Palermo. «I migranti che non possono pagare il viaggio sono consegnati a egiziani che li uccidono per prelevarne gli organi e rivenderli in Egitto per 15mila dollari. Gli egiziani sono attrezzati per espiantare l'organo e trasportarlo in borse termiche».

Il collaboratore di giustizia sostiene di averlo appreso dai capi dell'organizzazione di cui faceva parte in Libia: Ermias Ghermay e Fitwi Abdrurazak, e secondo lui ci sarebbero dei sopravvissuti. Dopo le rivelazioni, nel maggio 2015 il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, il procuratore aggiunto Maurizio Scalia, e i sostituti Calogero Ferrara, Claudio Camilleri e Annamaria Picozzi, hanno aperto l'inchiesta «Glauco III», affidata alle mobili di Agrigento, Palermo e allo Sco, culminata nella disarticolazione di un network transnazionale dedito al traffico di migranti. Il racconto del pentito potrebbe anche essere connesso alle terribili immagini rinvenute sul cellulare sequestrato a Medhane, l'uomo arrestato in un blitz in Sudan il 24 maggio come il «Generale», boss dei trafficanti di vite umane, che sostiene invece di essere un profugo vittima di uno scambio di persona, ma dalla perizia fonica trapela che la voce di una telefonata effettuata da questo cellulare coincide con quella agli atti dell'operazione «Glauco II», coordinata da Lo Voi e Scalia, che ha sgominato una consorteria transnazionale che agganciava gli immigrati nei centri di accoglienza per poi organizzarne la fuga dietro lauto compenso. Nel telefonino c'erano foto di cannibalismo e cadaveri mutilati. Da una perizia pare si tratti di foto prese da un sito internet di cannibalismo. Ci sono persone di colore che vengono smembrate.

Che tra i business della tratta di esseri umani ci fosse anche quello della vendita di organi si era sospettato sin da quando sono saltati fuori numeri impressionanti di immigrati giunti in Italia e scomparsi nel nulla, tra cui minori. Secondo gli ultimi dati Oxfam 28 bambini stranieri scompaiono ogni giorno. Nei primi sei mesi del 2016 si sono perse le tracce di 5.

222 minori. Scappano dai centri e c'è il rischio che finiscano in giri paurosi di pedofilia, prostituzione e traffico di organi. Intanto minori e adulti continuano ad arrivare. Da sabato sono circa 4mila quelli soccorsi.

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