Londra traccia i positivi (senza app)

Parte il sistema per individuare i contagiati. Basato sul lavoro di 25mila "segugi"

Londra traccia i positivi (senza app)

Londra. Il Regno Unito ha ieri lanciato il programma Test and Trace per individuare i nuovi infetti da coronavirus, ricostruire la rete di persone con cui sono venuti in contatto e rintracciarli. L'iniziativa è centrale per la fase 2 inglese perché dovrebbe consentire di individuare velocemente possibili nuovi focolai, circoscriverli e consentire allo stesso tempo al resto delle persone di continuare a recarsi al lavoro. Rendendo quindi sostenibile e duraturo nel tempo il ritorno alla normalità sociale ed economica.

Nel primo giorno di funzionamento del programma 25mila tracciatori hanno contattato poco più di 2000 nuovi positivi al CV19, ricostruendo con loro gli spostamenti delle ultime ore e le persone con cui sono entrati in stretto contatto, cioè con cui hanno trascorso almeno 15 minuti a meno di 2 metri. Quest'ultime vengono a loro volta rintracciate (con una telefonata, un messaggio, un'email) e invitate ad auto isolarsi per 14 giorni, richiedendo un test qualora manifestassero sintomi da coronavirus. Nel caso di positività il ciclo ricomincia. Un lavoro da detective che cerca di replicare il modello di successo sperimentato in Paesi quali la Corea del Sud che ha saputo limitare i casi (269 morti, 11mila infetti).

C'è tuttavia una differenza fondamentale: il sistema inglese è al momento esclusivamente umano, non fa leva su un'app per il tracciamento dei contatti. Nonostante ripetuti proclami governativi lo sviluppo tecnico non è completato e il programma è attualmente in fase di test nell'isola di Wight, dovrebbe essere lanciato nelle prossime settimane ma non c'è ancora una data certa. Un'app (ben fatta) non è condizione sufficiente per il successo di un programma di tracciamento dei contatti, ma di certo aiuta nell'accuratezza e nella velocità dell'indagine: la persona risultata positiva potrebbe essere riluttante a rivelare alcuni contatti o semplicemente non ricordarsene. E il lavoro d'indagine dei tracciatori potrebbe non essere tempestivo e completarsi molte ore dopo la confermata positività, lasciando che l'infetto entri in contatto con altre persone. Il tempo è una variabile fondamentale nel successo del piano, anche quello impiegato dai laboratori a processare i test: l'obiettivo governativo è di avere la risposta entro 24 ore dal prelievo dei campioni, un traguardo non ancora raggiunto.

Le due settimane di auto quarantena costituiscono al momento un invito ma non un obbligo di legge. Fondamentale sarà la volontà degli inglesi di rispettarlo e rimanere a casa: durante la conferenza stampa serale di ieri, al primo ministro Johnson è stato chiesto se sono previste delle deroghe all'auto isolamento, magari dovute a delle difficoltà nell'accudire i figli. Una chiara allusione allo scandalo Cummings degli ultimi giorni, cui si sta assistendo ai titoli di coda. La polizia di Durham ha ieri emesso un comunicato in cui conferma che il consigliere di Johnson ha commesso un'infrazione minore per essersi recato a Barnard Castle per verificare di essere in grado di guidare. Non ci sarà alcuna ammenda (così come avvenuto per altri cittadini) e il caso non dovrebbe avere ulteriori strascichi giudiziari.

Passiamo oltre e andiamo avanti, è il refrain usato da Johnson e il suo governo in questi giorni: rimane da capire l'impatto che questa vicenda avrà sulla propensione al rispetto delle regole da parte degli inglesi, fondamentale per il funzionamento di Test and Trace e l'evoluzione della pandemia.

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