La longa manus di Savona su via XX Settembre

Il titolare degli Affari europei: «Abbiamo lanciato il guanto di sfida alla vecchia Europa»

La longa manus di Savona su via XX Settembre

Roma Se c'è un vincitore politico, al termine del lungo braccio di ferro tra Lega e M5s e il ministro dell'Economia Giovanni Tria, è sicuramente Paolo Savona. Il ministro per gli Affari europei ha imposto la propria linea al governo Conte sulle ricette economiche: più deficit per aprire lo scontro frontale con l'Europa. È il passo che precede il piano B, ipotizzato da Savona in caso di strappo con Bruxelles, che porterebbe l'Italia a mettere in circolazione una propria moneta. È lo scenario che ha terrorizzato il Quirinale nei giorni della formazione dell'esecutivo gialloverde, tanto da spingerlo a far scattare il veto sul nome di Savona al ministero dell'Economia. Ma in questi giorni, Savona si è preso la rivincita con il Colle, imponendosi come ministro ombra dell'Economia, marginalizzando il ruolo di Tria e indicando la rotta all'esecutivo. Nelle ore tormentate dello scontro il ministro per gli Affari europei ha partecipato a tutti vertici economici con il premier Conte, sostenendo la virata espansiva sulla manovra. E quando l'ipotesi delle dimissioni di Tria è diventato uno scenario concreto, con lo stallo sul Def, tra le opzioni, oltre all'interim a Conte, c'è stata quella di affidare la delega a Savona. E non è escluso che ciò possa accadere nelle prossime settimane. Ora Savona si gode la vittoria, preparandosi alla nuova battaglia contro l'Europa. Battaglia già annunciata in un sms spedito, ieri mattina a Daniele Lazzeri, direttore de Il Nodo di Gordio, think tank e rivista di geopolitica: «Senza una forte volontà politica non si sarebbe potuto fare nulla. Abbiamo lanciato il guanto di sfida alla vecchia Europa, ora dobbiamo vincere la guerra, perché guerra sarà. Grazie e buon lavoro», ha scritto Savona.

Nel messaggio, il ministro anticipa la vera partita: il rapporto deficit/Pil al 2,4 % diventerà il terreno su cui lanciare la sfida contro l'establishment europeo. Ipotizzando due scenari: lo strappo con l'uscita dell'Italia dall'Europa oppure l'avallo alle politiche espansive. Il ministro ombra dell'Economia del governo Conte è pronto a giocare la partita.

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