L'orgoglio forzista di Toti: "Non serve mago Merlino"

Il governatore ligure a Pontida con Zaia e Maroni avverte: "Noi esempio di governo del centrodestra"

L'orgoglio forzista di Toti: "Non serve mago Merlino"

«Non c'è nulla da inventare, non serve mago Merlino» riassume Giovanni Toti con sintesi da giornalista navigato. Il governatore ligure rappresenta l'ala scettica dentro Forza Italia sull'operazione Parisi, insieme ai capigruppo Brunetta e Romani più altri colonnelli e ufficiali azzurri. Già consigliere politico di Berlusconi, chiamato dall'ex premier per sbrogliare la matassa di un partito in panne e poi a giocare una partita improba in Liguria, poi vinta contro tutti i pronostici, Toti è stato tra i papabili candidati leader di un centrodestra in versione coalizione allargata, ruolo che sembra ora oscurato dall'investitura di Parisi come rinnovatore-riunificatore di quell'area. La diffidenza è inevitabile, alimentata anche dal fatto che Toti è uscito vincente dalle urne, mentre Parisi - per quanto con un risultato più brillante del previsto - no. E se da una parte c'è un cantiere con idee e proposte dall'altra c'è un esempio reale di governo di centrodestra, che a Pontida prende corpo in un patto dei governatori (Toti, Maroni, Zaia), esteso anche a Giorgia Meloni con la regia politica di Salvini, per chiarire chi ha la precedenza a destra. «Esiste già un centrodestra, non c'è da inventare un granché - spiega Toti - Esiste in Lombardia, in Veneto e in Liguria. Esiste un centrodestra che ha una lunga tradizione di governo e si trova qua con una delle sue gambe politiche più importanti. Ognuno può portare il suo contributo. Chi mi conosce sa che sono aperto a chiunque, ma il punto di partenza è certamente questo».

Insomma Parisi aggiunga pure le sue idee, ma si metta in fila e aspetti il suo turno, prima c'è il centrodestra che ha già dimostrato di saper vincere e che vuole proporsi - anche se non si sa ancora con quale leadership - come alternativa nazionale al Pd di Renzi, e che viene ufficializzata con un documento comune sull'Europa da cambiare, dopo quello sull'immigrazione seguito al summit di Genova, e prima dei due prossimi meeting dei presidenti di Lombardia, Liguria e Veneto («Il world tour dei tre governatori continua, i biglietti sono ancora disponibili» scherza Toti) su referendum e fisco. «Non esistono due centrodestra, per quanto mi riguarda ne esiste uno solo ed è quello alternativo a Renzi» ripete Toti, senza nominare direttamente Parisi anche se il destinatario è lui e chi lo appoggia in Forza Italia. «Non ho nessun pregiudizio. Chiunque voglia portare un bicchiere di acqua nel mare del centrodestra ben venga, ha la porta spalancata», ma da Parisi devono arrivare posizioni precise su Ue e governo Renzi, allora sarà «benvenuto e gli faccio anche da autista. Se invece mi vuole dire che la strada imboccata è sbagliata ci penso su e vedo in che strada mi vuole portare. Le aree grigie non sono qui. Se in una platea (quella di Parisi, ndr) ci sono metà persone che votano Sì è altre No al referendum, voglio capire dove vanno, perché magari non siamo d'accordo. Qui c'è un disegno politico molto chiaro, che può piacere o no, ma ha delle gambe istituzionali e vuole andare verso il futuro del governo di questo paese». Mentre la direzione del progetto di Parisi, per il centrodestra del patto di Pontida, non è chiaro neppure nella volontà di disarcionare Renzi. «Bene Giorgia Meloni, nessun inciucio! Costruiamo alternativa chiara al governo Renzi» twitta il presidente ligure.

«Di governi di scopo non voglio sentirne parlare, credo che lo pensi anche la maggioranza di Forza Italia e, per quanto mi è dato, anche il presidente Berlusconi. Bisogna fare una legge elettorale per portare subito il Paese al voto, si può fare in tre mesi». Alle urne se vince il «No», per sfidare Renzi. Parisi sarà il benvenuto, ma come ospite.

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