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L'ottimismo di Forza Italia su Draghi: ha accolto molte nostre richieste

Tajani agli alleati: non si sta dando vita a una nuova maggioranza politica. Alle amministrative con la Lega e Fdi

L'ottimismo di Forza Italia su Draghi: ha accolto molte nostre richieste

Governo tecnico (dei migliori) o governo politico? Il partito di Silvio Berlusconi non forza la mano al presidente incaricato Mario Draghi. Saprà scegliere in autonomia. Le indicazioni che arrivano dai partiti servono - spiegano gli azzurri - soltanto per individuare le priorità del programma di questo governo di unità nazionale. Di sicuro Forza Italia non cade nelle provocazioni della stampa e degli attivisti del Movimento Cinquestelle che pongono veti sulla presenza di ministri leghisti o azzurri. È un acuto osservatore della vita politica come il democristiano Gianfranco Rotondi rassicura sulla natura dell'esecutivo: «Rappresenta una tregua non un cambio di maggioranza». E lo stesso numero due di Forza Italia ricorda che la soluzione immaginata da Mattarella non va a indebolire di certo la compattezza della coalizione. «Con il governo Draghi non nasce una nuova maggioranza - spiega Tajani, ospite de L'aria che tira su La7 - Non c'è alcun proposito di fare maggioranza in futuro con le forze di sinistra. Quando si andrà a votare, sconfitto il coronavirus, torneremo a dar vita a una coalizione di centrodestra. E alle elezioni comunali, amministrative e regionali dei prossimi mesi ci presenteremo insieme a Roma, Milano, in Calabria, Torino». D'altronde, come ricorda l'azzurro Renato Schifani, in particolari momenti storici «le emergenze possono portare a divisioni temporanee». Il consigliere politico di Silvio Berlusconi ricorda proprio l'esperienza del governo Monti quando la Lega si staccò dalla grande maggioranza senza per questo incrinare l'alleanza con Forza Italia.

Anche sul fronte del programma gli azzurri hanno modo di ostentare ottimismo. Dalle prime testimonianze raccolte nel corso delle ultime consultazioni di ieri nell'agenda di Draghi troverebbero posto molte delle istanze proposte da Berlusconi: a cominciare dalle riforme per alleggerire il peso della burocrazia e per combattere la lentezza della macchina della giustizia.

E sul Recovery plan e soprattutto sugli scostamenti di bilancio che fin qui sono stati necessari (avallati anche col voto del centrodestra) Schifani ricorda che la cura più efficace non è certo un infruttuoso assistenzialismo (come quello prodotto dal reddito di cittadinanza). «L'indebitamento deve portare alla crescita, perciò si dovrà intervenire sul costo del lavoro, sui freni alla competitività, sull'eccessiva burocrazia, sulla lentezza della giustizia - ricorda il consigliere politico di Berlusconi -. La politica con le sue contrapposizioni ora deve fare un passo di lato per rispondere all'appello di Mattarella». Di sicuro bisogna puntare sulle infrastruttura per rendere più competitivo il Paese e per rianimare l'economia. E quanto auspica l'azzurra Stefania Prestigiacomo, vicepresidente della Commissione bilancio di Montecitorio. «Investire nel futuro del Paese - spiega la deputata di Forza Italia - significa renderlo più moderno e attrattivo. Proprio per questo uno dei capitoli più consistenti del nuovo Recovery plan deve riguardare le infrastrutture strategiche, ferme al palo da ormai troppi anni».

«D'altronde il blocco degli investimenti ha avuto un forte impatto sul settore delle costruzioni - conclude -, con una perdita di 600mila posti di lavoro».

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