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L'ultima bufala: Berlusconi parlò con l'ambasciatore. Riparte la caccia agli "amici di Putin"

Il Cavaliere smonta "Repubblica" sui colloqui con Razov: "Illazioni". Tajani: Fi è il partito che più degli altri ha condannato la Russia

L'ultima bufala: Berlusconi parlò con l'ambasciatore. Riparte la caccia agli "amici di Putin"

La giornata di Silvio Berlusconi inizia come di consueto con la lettura dei quotidiani. Un esercizio che si interrompe subito quando il presidente di Forza Italia si imbatte «con sorpresa» in un retroscena di Repubblica. Secondo la ricostruzione del quotidiano, Berlusconi si sarebbe rivolto ad alcuni big di centrodestra citando una conversazione avuta con l'ambasciatore russo in Italia, Sergey Razov.

Il Cavaliere si attiva immediatamente e chiede di procedere subito con un comunicato di smentita. Arriva così una stringata nota a sua firma: «Non ho mai incontrato l'ambasciatore russo, né ho mai avuto conversazioni telefoniche con lui». Il tutto viene accompagnato da un comunicato più articolato di Forza Italia che, ribadisce un giudizio molto duro sull'aggressione russa all'Ucraina.

«Leggiamo con profondo stupore una fantasiosa ricostruzione del quotidiano Repubblica, relativa alle ore precedenti alla caduta del governo Draghi. Stupisce che uno dei più grandi quotidiani italiani dia spazio a illazioni non soltanto infondate, ma che vanno nella direzione esattamente opposta rispetto alle nostre convinzioni e ai nostri comportamenti» si legge nella nota. «Innanzitutto, è sconcertante l'idea che un leader si faccia suggerire dall'ambasciatore di un Paese straniero valutazioni di politica internazionale. Un leader della caratura internazionale di Silvio Berlusconi, quando desidera avere contatti con leader stranieri lo fa al massimo livello, cosa che con la Russia non avviene da molto tempo», si precisa. «Tutto questo farebbe addirittura sorridere, se non fossimo di fronte ad una delle peggiori tragedie del nostro tempo. La crisi Ucraina ha portato guerra, morte e distruzioni alle soglie dell'Europa, come conseguenza di una guerra scatenata dalla Russia in violazione del diritto internazionale».

Il concetto viene reso ancora più chiaro da Antonio Tajani. «Non ci sono stati mai né una telefonata, né un incontro di Berlusconi con l'ambasciatore russo. È una notizia completamente inventata. È partita una campagna elettorale in cui si raccontano tante balle, si rendono conto che il centrodestra è destinato a vincere le elezioni e da qui partono gli attacchi. Non ci preoccupano ma bisogna che i cittadini sappiano la verità. Bastava telefonare e domandare se era vero che c'era stata quella telefonata. Mi stupisce che giornalisti che dovrebbero essere seri, credibili e affidabili raccontino di telefonate senza verificare se ci sono state. Berlusconi ha smentito». Tajani a supporto della smentita introduce un elemento che in questa fase politica, a campagna elettorale ormai avviata, sembra costretto a uscire dai radar: la coerenza tra dichiarazioni e iniziative parlamentari. «In politica fa fede quello che abbiamo fatto. Cito Vote Watch: Forza Italia è la delegazione italiana che ha votato più risoluzioni contro l'invasione dell'Ucraina, contro la politica aggressiva del Cremlino, sia per quanto riguarda i diritti civili sia per quanto riguarda la politica estera. Mentre Pd e M5s sono stati la parte che ha votato più volte a favore della politica del Cremlino».

Le parole di Tajani fanno riferimento all'analisi di Vote Watch, società che analizza i voti al Parlamento europeo. Ebbene dal 2019 a oggi i gruppi di centrodestra, come il Ppe e l'Ecr, sono stati i più critici nei confronti di Mosca. Posizioni condivise dai partiti italiani che ne fanno parte, rispettivamente Forza Italia e Fratelli d'Italia, che nel 90% dei casi si sono espressi contro il Cremlino. Anche la Lega, peraltro, solo nel 17% dei casi si è espressa a favore di Mosca. Più filo russi il Movimento Cinque stelle e il Pd, con il 22% dei voti a favore della Russia.

In serata, invece, arriva anche la presa di posizione della portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, venata di ironia, sulle «ombre russe» che si sarebbero allungate sull'Italia fino a far cadere il governo Draghi. In questo caso il riferimento è a un articolo della Stampa. «È tutto come in una fiaba, più si va avanti peggio è» dice Zakharova.

«Se prima la capacità di cambiare i governi a Roma era attribuita all'ambasciatore russo, ora un primo segretario ordinario può farlo rivolgendo una domanda a un assistente di uno dei politici italiani».

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