Colle, Berlusconi non arretra: nel patto un nome condiviso

La visita di Prodi a Palazzo Chigi vista come provocazione inaccettabile da Forza Italia. Fibrillazioni sulla Puglia: Matteoli candida Fitto come governatore, ma lui rifiuta

Colle, Berlusconi non arretra: nel patto un nome condiviso

F onti di Palazzo Chigi giurano che l'incontro Renzi-Prodi non abbia riguardato il Quirinale. Ci credono in pochi; quasi nessuno. E siccome in politica anche la simbologia ha un peso, è evidente che il summit non poteva cadere in momento più delicato. Renzi manda un messaggio al Cavaliere: o si fa come dico io o ti becchi il Professore al Quirinale. Per Berlusconi Prodi resta il candidato più indigesto in assoluto ma non proferisce parola nel merito. Meglio derubricare la cosa a tattica del premier per tenere buoni i riottosi della minoranza piddina. Insomma, manfrina.

Certo è che se l'incontro di ieri fosse servito per sondare la possibilità del Professore a un'ascesa al Colle questo sarebbe un vero e proprio affronto al leader di Forza Italia. Il quale non muta il suo pensiero di fondo: «Noi con spirito di sacrificio stiamo ai patti e garantiamo l'appoggio alle riforme e alla legge elettorale. Ma i contraenti devono avere pari dignità». E un Prodi al Quirinale sarebbe un vero e proprio schiaffo. Inaccettabile. Naturale che, quindi, il patto scricchiolerebbe notevolmente. D'altronde le turbolenze si sentono già all'interno di Forza Italia. Una, di notevole intensità, porta la firma del capogruppo alla Camera, Renato Brunetta. Il quale, nel quotidiano Mattinale , scrive direttamente a Berlusconi: «Te lo dico con la franchezza e la lealtà che ha sempre caratterizzato il mio rapporto con te: non è roba nostra, non sono le nostre riforme». E ancora: «Renzi ha imposto diciassette cambiamenti alla legge elettorale e alle riforme costituzionali. L'Italicum si è trasformato in un Renzicum». Poi, una sorta di ultimo appello: «Solo un presidente della Repubblica realmente condiviso, può aprire alle riforme, quelle buone, quelle vere, quelle utili, quelle scritte bene, quelle equilibrate nel senso dei pesi e dei contrappesi, realmente condivise e non subite. Siamo ancora in tempo. Se no, no».

Insomma, Renzi tira la corda e in Forza Italia partono le fibrillazioni tra gli anti-pattisti; che ieri hanno vissuto un'altra giornata di alta tensione. L'ennesimo scontro con l'eurodeputato Raffaele Fitto scoppia dopo una nota con cui il comitato di Forza Italia, presieduto da Altero Matteoli, candida Raffaele Fitto a governatore della Puglia: «Chiedo all'amico Fitto di valutare la sua candidatura nella certezza che egli ha tutte le potenzialità per vincere». Un'offerta respinta quasi con sdegno dall'interessato: «Una mia candidatura alle Regionali non sta in cielo né in terra. Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Qualunque scelta che escluda il coinvolgimento diretto dei cittadini è un errore drammatico. Che altro deve succedere (un 7-0 alle Regionali?) per uscire da questo torpore? Possibile che anche dirigenti esperti e sperimentati facciano prevalere piccole mosse tattiche e giochetti interni rispetto a una riflessione strategica?». Insomma da Fitto l'offerta viene vista come un modo per relegare un fastidio in periferia. La replica di Matteoli: «Ma quali giochetti? Fitto ci pensi bene prima di dire no».

Insomma, le acque azzurre restano agitate e Berlusconi cercherà di riportare la calma tra i suoi già oggi e domani: giorni nei quali sono previste due cene natalizie a Roma: la prima con i deputati e la seconda con i senatori.

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