L'ultima frontiera dell'orrore è anche la più barbara. Colpire i bambini. Sparare sul simbolo dell'innocenza. Uccidere il futuro. Non c'è una classifica del dramma, non esiste una graduatoria da attribuire al terrore che sta insanguinando, ora, anche l'Europa. Ma se la violenza cieca non ha mai giustificazione, uccidere i bambini è il gradino più basso della disumanità che l'uomo può raggiungere e che a Monaco si è palesata in tutta la sua spietatezza.
Un punto di non ritorno condensato nella testimonianza di chi in quei tragici minuti si trovava proprio lì, all'interno del centro commerciale dove si è verificata la tragedia. «Ho sentito gli spari, poi ho visto i feriti. Ero spalla a spalla con l'attentatore, ero in bagno con mio figlio. L'ho visto sparare direttamente in faccia ai bambini». Lauretta Januze e suo figlio si sono salvati ma la dinamica raccontata è agghiacciante. Una brutalità mai vista prima se non da parte delle bestie che colpiscono in Siria e Medioriente. Negli occhi di tutti c'è ancora lo sgomento della decapitazione di un dodicenne per mano dei ribelli siriani. «I bambini non si toccano», è quasi un mantra che sembrava rispettato da tutti, almeno nella civile Europa. E invece l'ultima, terribile, frontiera dell'orrore lo ha tragicamente travolto.
E poco importa l'origine dell'ultima strage. Ancora non è chiaro se si tratti di un attentato riconducibile alla jihad islamista o se si debba attribuire a un terrorismo «interno», legato ad area criminali neonaziste. Le testimoniane sono in totale disaccordo. C'è chi riferisce che uno degli armati, prima di aprire il fuoco, abbia gridato l'ormai inquietante «Allah uakbar», Dio è grande, facendo pensare alla pista islamica. Ma un altro testimone racconta che uno degli attentatori avrebbe gridato «maledetti immigrati» e anche «Turchi di m.» e «Stranieri di m.», facendo propendere per una matrice di estrema destra.
E c'è un video amatoriale in cui un uomo, parla con uno degli assalitori. Il folle dice: «Sono tedesco, sono nato e cresciuto in un quartiere povero di Monaco». Il suo interlocutore quasi lo insulta, gli dice che dovrebbe trovarsi in una casa di cura. «Ci sono già stato», dice il terrorista che poi aggiunge che viveva di sussidi, altro elemento che porta all'ipotesi «interna».
E potrebbe non essere solo una tragica coincidenza che l'attentato sia stato messo in atto il giorno del quinto anniversario del massacro di Oslo e Utoya, compiuto dall'estremista di
destra norvegese Anders Breivik, in cui furono barbaramente uccise 77 persone. È una inquietante casualità invece che il luogo dell'attacco sia lo stesso della strage legate al terrorismo palestinese alle olimpiadi del 1972.
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