A Raqqa, storica capitale dello Stato islamico in Siria, restano asserragliati gli ultimi jihadisti stranieri, sopratutto francesi, ma potrebbero esserci anche dei volontari della «guerra santa» giunti dall'Italia. Main, la moglie siriana di un foreign fighter marocchino, che in estate si è consegnata alle forze curde ha rivelato che secondo suo marito c'erano «in prima linea fra i 10 e 15 mujaheddin italiani». Si calcola che sui fronti delle bandiere nere, principalmente in Siria ed Iraq, siano arrivati nel corso degli anni fra i 30mila ed i 40 mila volontari jihadisti. Gli americani sostengono che oltre 20mila sono stati uccisi. Il 30-40% dei sopravissuti partiti dall'Europa sarebbe già rientrato nel vecchio continente. Molti sono monitorati o sostengono di avere abbandonato la lotta armata, ma in realtà si teme che alcuni abbiano avuto da tempo l'ordine di rientrare per creare cellule o arruolare nuovi adepti per possibili attentati.
Non è un caso che gli irriducibili del Califfato sono proprio i combattenti stranieri. A Raqqa restano ancora asserragliati nel centro città fra i 200 e 300 mujaheddin. Le Forze democratiche siriane a base curda che assediano da 4 mesi l'ultima «capitale» dello Stato islamico hanno dichiarato: «Sono rimasti solo i combattenti stranieri, che rifiutano la resa con le loro famiglie che non hanno voluto andare via». I combattenti anti Isis che godono dell'appoggio americano hanno lanciato l'assalto finale. «La battaglia continuerà finché l'intera città non sarà ripulita» ha annunciato Talal Selo, il portavoce delle Forze democratiche siriane. La liberazione dovrebbe essere questione di ore o di pochi giorni non essendoci più scudi umani.
Sabato notte sono state evacuate dalla ridotta gli ultimi 3mila civili assieme ai miliziani del Califfato, tutti siriani, che hanno accettato di deporre le armi dopo le trattative con il Consiglio municipale di Raqqa libera composto da rappresentanti tribali e della società civile.
Il capo degli irriducibili a Raqqa è il belga-francese Oussama Atar considerato la mente degli attacchi del terrore a Parigi nel 2015 e a Bruxelles nel 2016. «Se dei jihadisti moriranno in questi combattimenti dirò tanto meglio e se cadono nelle mani delle forze siriane dipenderanno dalla giurisdizione siriana» ha dichiarato senza peli sulla lingua il ministro della Difesa francese, Florence Parly.
Il problema è cosa faranno i volontari stranieri della guerra santa, che da Mosul a Raqqa sono riusciti a sopravvivere al crollo del Califfato. Si calcola che fra il 30-40% degli «europei» sono tornati a casa. Gli altri del vecchio continente o sono stati uccisi oppure hanno difficoltà a rimpatriare a causa della chiusura ermetica del confine turco. Non solo: 15 paesi europei hanno cancellato la cittadinanza dei miliziani dell'Isis che ne avevano una doppia. Solo in Inghilterra sono stati depennati come cittadini 150 jihadisti. Si teme che i sopravvissuti puntino a raggiungere la Libia, dove non esiste un governo che controlla tutto il territorio. L'obiettivo è rinforzare le forze dell'Isis dopo la caduta della roccaforte di Sirte ed utilizzare il Paese come trampolino di lancio verso la Tunisia ed il Marocco, da dove sono partiti migliaia di foreign fighters.
Non è un caso che l'intelligence marocchina controlli a tappeto i centri di detenzione dei migranti. Numerose informazioni indicano che diversi jihadisti sopravvissuti stiano cercando di raggiungere l'Europa con i barconi.www.gliocchidellaguerra.it
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