«L'ultimo esorcista», padre Gabriele Amorth, sta male. La sua vita trascorsa a combattere il diavolo è forse all'ultima curva: 91 anni, gran parte dei quali spesi a salvare gli schiavi del maligno. La Società San Paolo che fa da «filtro» per parlare col religioso (autore di circa 170mila «riti di liberazione»), ha alzato attorno a lui un muro di riservatezza; non sufficiente però a evitare che si sappia come il sacerdote sia profondamente scosso dai recenti fatti di cronaca nera, i quali - a suo giudizio - «non sono la prova di vere e proprie possessioni sataniche, ma della terribile influenza del diavolo». A colloquio con i suoi più stetti collaboratori, Amorth ha commentato l'uccisione di Luca Varani per mano dei due «amici» gay (Marco Prato e Manuel Foffo), reiconfessi di aver «ammazzato per vedere quello che si prova». «Una motivazione cinica e assurda dietro cui non può che celarsi l'impronta di Satana - spiega l'esorcista -. In passato è accaduto anche per altre storie maledette come quella della povera suor Maria Laura Mainetti, accoltellata a morte da tre ragazze appena adolescenti. Faccio mia la frase di un celebre psichiatra ateo, il professor Emilio Servadio: Quando si vede una perfidia raggiungere apici che non sono umanamente spiegabili, lì io vedo l'azione del demonio». Sempre più spesso si dice che i killer protagonisti di omicidi orrendi sono «vittime di deliri di onnipotenza»; ieri da queste stesse colonne il professor Claudio Risè, noto psicoterapeuta, ha parlato di una «società che cancella i tabù, facendo sparire i limiti». Padre Amorth denuncia invece l'«ispirazione diabolica» che si sostituisce «all'assenza dei motivi per vivere». Il religiosa spiega meglio il suo pensiero: «I giovani ricevono dai genitori tutto, tranne la fede. Anche le ragazzine che uccisero la suora di Chiavenna dissero che l'avevano fatto per noia. Proprio come i giovani di Roma che hanno trucidato l'amico per vedere l'effetto che fa. Quando scompare la fede dalla vita di un popolo, il diavolo finisce col guadagnare sempre più terreno». Sconcertanti le similitudini tra il massacro di suor Mainetti e quella di Luca Varani: «Indifferenti alle preghiere della monaca di Chiavenna - ricorda padre Amorth -, alle sue suppliche, al fatto che mentre la stavano uccidendo implorasse da Dio il perdono su di loro, le tre ragazzine prima la lapidarono a sassate, poi si scambiarono lo stesso coltello e ognuna lo affondò per sei volte in quel povero corpo martoriato. Infine, come se niente fosse successo, due di loro sono andate al luna park, mentre la terza andò a casa a lavare il coltello usato per l'omicidio, riponendolo tra gli altri utensili usati dalla madre per cucinare». Un film horror che ha molti punti in comune con la mattanza di Roma, dove la «coppia diabolica» ha prima torturato la vittima, poi l'ha finita con una pugnalata al cuore. Analoga anche la fase post delitto: i due killer che escono e vanno al bar, poi rientrano e dormono con a fianco il cadavere ancora caldo. Nel caso dei due assassini di Roma, un ruolo importante lo ha ricoperto la cocaina, una sorta di «diavolo bianco» da sniffare. «Satana - è l'opinione del sacerdote - può servirsi anche dalla droga per raggiungere i suoi scopi. Le sostanze stupefacenti esercitano un'attrattiva maledetta, promettendo esperienze ed emozioni nuove, affascinanti.
Chi usa gli strumenti del demonio si illude di acquistare poteri che altri non hanno. E il diavolo li dà davvero i suoi doni: ricchezza, piaceri e successi. Sono le stesse tentazioni subite da Cristo: Ti do tutto il mondo se prostrato mi adorerai». E, se l'«ordine» è quello di uccidere. Tu ucciderai.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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