L'ultimo modello di pc per pochi euro. Così hanno cercato di rifilarmi il "pacco"

Al "pollo" viene mostrato un vero computer. Invece è solo un bidone

L'ultimo modello di pc per pochi euro. Così hanno cercato di rifilarmi il "pacco"

nostro inviato all'autogrill di Sillaro ovest (Bologna)

Autostrada A14, direzione Forli km 37, area di servizio Sillaro ovest (comune di Castel San Pietro Terme, Bologna). Ore 11:30. All'esterno dell'autogrill mordo con «gusto» un panino Rustichella (costo: 5 euro e 10 centesimi). Alle 11:42 si avvicina un tizio che fisicamente ricorda il «fornaio» interpretato da Abatantuono nel film Fantozzi contro tutti. Mi fa: Vulìss nu' tablèt? («Vorresti un tablet?»). Non dico subito «no», faccio quello che ci pensa. È la mia condanna: la prova che sono un potenziale «pollo», pronto per la spennatura. In un attimo tra le mani del «fornaio» si materializza un Samsung ancora fiammante. Parte la trattativa. «Quanto costa?», chiedo io; «Quanto mi dai?», rilancia lui. Intanto il computer sparisce in una borsa nera. Alle spalle del «fornaio» c'è un suo compare con una borsa nera identica, ma con dentro solo una tavoletta di truciolato. Nell'attimo in cui dovessi prendere il portafoglio, immediato, avverrebbe lo scambio di borse e io mi ritroverei con il «pacco» tra le mani. Ma gli agenti della Polstrada, abituati a monitorate il fenomeno, ci avevano avvertito del trucco. Cosi, al momento di chiudere il cerchio, dico che ci ho ripensato, il «fornaio» si innervosisce e praticamente mi scippa di mano 10 euro: «Questi sono per il tempo che mi ha fatto perdere...». Lui si allontana. Io mi sposto. Dopo qualche minuto il «fornaio» e il suo complice hanno già puntato un'altra vittima. Nel parcheggio si muovono almeno tre vedette pronte a dare l'allarme in caso di pericolo. A debita distanza la dinamica dell'imbroglio appare in tutta la sua geniale semplicità. Nella rete finisce una coppia di mezza età scesa da una Focus. Lui è scettico, guarda il Samsung ma non prende tra le mani; lei invece pare entusiasta e sembra chiedere ulteriori informazioni. Il compare con la borsa nera taroccata si apposta strategicamente alle spalle del «fornaio». La coppia ormai si è fatta convincere. Lei allunga le banconote (impossibile per noi vedere la somma pagata) e lo scambio avviene alla velocità della luce. Il raggiro è compiuto. E quando la coppia si accorgerà del bidone la banda si starà già spartendo il maltolto.

Dinanzi a certe scene non sai mai se a farti più rabbia sono i truffatori o i truffati. E nella testa ti risuonano le parole del celebre «teorema-Marchi» elaborato da mamma Vanna, ma applicato anche dalla figlia Stefania: «I coglioni sono solo dei furbi falliti».

Per verificare la «bontà» della filosofia marchiana basta osservare i presunti «dritti» che nei parcheggi delle aree di servizio ancora si illudono di fare un «affare» acquistando a prezzi stracciati l'ultimo modello smartphone o, addirittura, di guadagnare danaro puntando al gioco delle tre carte o delle tre campanelle.

In teoria anche i bambini dovrebbero sapere che chi ti offre in strada un computer nuovo di pacca, in realtà, sta solo cercando di rifilarti un «pacco»; idem per i giocatori en plein air che ti invitano a puntare sulla carta (o sulla campanella) che nasconde la pallina vincente.

E invece tanta gente ancora ci casca.

Sei mesi fa il procuratore aggiunto di Bologna, Valter Giovannini ha coordinato un maxi blitz che ha sgominato una banda di furbetti dell'autogrill che guadagnava fino a 150mila euro al mese. Un «pacco» di soldi.

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