Nonostante le restrizioni la chiesa di San Nicola è piena. Un sacerdote, lista alla mano, controlla l'accesso alla chiesa. Il feretro è sulle spalle di Sergio De Caprio, il capitano Ultimo voluto come assessore all'Ambiente, degli assessori Gianluca Gallo, Francesco Talarico e Fausto Orsomarso e del consigliere Pierluigi Caputo. A seguire il corteo, Sandra Savaglio, assessore all'Istruzione, che da astrofisica la descrive così: «È stata come una cometa che per poco tempo ha illuminato il nostro cielo buio».
È un addio commosso e composto quello che Cosenza tributa a Jole Santelli. Un abbraccio plurale in cui si respira una partecipazione non di circostanza. Ci sono le istituzioni con Giuseppe Conte che rende omaggio a «una donna schietta, autentica, innamorata della Calabria», la ministra dell'interno Luciana Lamorgese, il vice presidente della Camera Ettore Rosato, il sindaco Mario Occhiuto, la presidente del Senato Elisabetta Casellati che racconta: «Quando le ho chiesto se aveva paura del Covid, mi ha detto di no perché era abituata a combattere con la sua malattia». Ci sono le sorelle Paola e Roberta così come i nipoti con i quali aveva un legame speciale. E tanti parlamentari, da Antonio Tajani a Maurizio Gasparri ad Anna Maria Bernini che in Senato qualche ora prima aveva ricordato in lacrime l'amica: «È stata una ventata d'aria fresca per la Calabria, un privilegio avere conosciuto una donna straordinaria». Unica sgradevole nota stonata il post di un'attivista grillina che esulta sui social: «Evviva!!! Una mafiosa di meno!!!».
È ai rappresentanti istituzionali che si rivolge l'arcivescovo Francesco Nolè: «Jole ha fatto un miracolo, ha radunato qui tanti rappresentanti istituzionali. Mancano gli educatori alla legalità, e forse anche noi dobbiamo fare mea culpa. Jole ci lascia la dignità, la riservatezza e la sua delicatezza. La malattia, diceva, ti fa conoscere la libertà e ti spinge a non avere paura più di niente».
Sono i ricordi delle persone che l'hanno vissuta da vicino l'attestato più grande. Catia Polidori che due mesi fa aveva condiviso con lei l'ultima vacanza - naturalmente in Calabria - racconta: «Era una forza della natura, la sua gioia di vivere era contagiosa. Viveva la malattia come la sua fede con molta discrezione e non faceva mai pesare la sua stanchezza». Ma ci sono anche attestati inattesi. Umberto Bossi scrive: «Jole, la tua gentilezza lascia un vuoto». E Giovanni Minoli, commissario della Calabria Film Commission, regala una riflessione affettuosa: «È morto un capo. Forte, gentile. Per me che non la conoscevo è stato un incontro fulminante con una persona che sprigionava pazzia visionaria e concretezza. Sognava ad occhi aperti. Aveva in testa che avrei potuto aiutarla a realizzare il suo sogno di trasformare la sua terra, i suoi talenti, la sua fantasia in un progetto proiettato nel futuro come quello della fiction di lunga serialità. Forse sapeva di avere il destino segnato e voleva affrontarlo con speranza, gioia e progetto». E poi il pensiero delle sorelle. «Perché noi siamo 3 sorelle e sempre lo saremo», scrivono Paola e Roberta. «Il nostro patto - scrive Paola - è quello di supportarci, di coccolarci e di amarci immensamente. Joletta, noi ti amiamo alla follia e siamo grate di averti come sorella.
Certo mi hai fatto questo brutto scherzo di non aspettarmi, ma ci sarà una ragione, perché ogni tua azione verso di noi era frutto di amore e protezione! Joletta nostra, tu sei e sarai sempre la regina dei nostri cuori».
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