L'occupazione della Giustizia, a tutti i livelli, è da sempre uno degli obiettivi principali dei governi della sinistra ed il giudice José Marcos Lunardelli rappresenta un ottimo esempio di questa strategia rossa che si ispira alla Cuba castrista dove potere e sistema giudiziario sono un unicum. Invece di attendere che si pronunciasse la Corte Suprema sulla richiesta di «habeas corpus» (liberazione) presentata dalla difesa dell'ex terrorista ed ignorando il mandato di carcerazione preventivo spiccato appena due giorni prima dal giudice antidroga Odilon de Oliveira, Lunardelli ha liberato in fretta e furia Battisti, accogliendo tutte le richieste della sua difesa, compreso quella, assurda ma inserita nelle motivazioni proprio per favorirlo in futuro, che l'ex terrorista godrebbe di un visto di permanenza emesso dal Consiglio Nazionale dell'Immigrazione senza essere, come invece è de facto, un beneficiario del decreto del 31 dicembre 2010 dell'ex presidente Lula. E senza fare cenno, inoltre, alla decisione della Corte Suprema verde-oro che, dopo avere annullato l'asilo politico concessogli nel 2009, votò a favore dell'estradizione di Battisti fatto salvo poi lasciare l'ultima parola allo stesso Presidente. Ma chi è questo giudice di origini italiane che ha dimostrato tanta tracotanza anche nei confronti di Michel Temer, che stava per firmare il decreto di estradizione?
Lunardelli inizia la sua carriera come consigliere giuridico del potente assessore Orlando Fantazzini di Guarulhos, città dell'hinterland paulista di 1,5 milioni di abitanti. Siamo a fine anni 80. Iscritto al PT, il Partito dei Lavoratori di Lula e Dilma, Fantazzini passò poi nel 2005 al Psol, partito dell'estrema sinistra brasiliana in cui militò anche Achille Lollo, quello del Rogo di Primavalle. «Guarulhos fu una delle prime città amministrate dal PT racconta uno dei fondatori del partito e quando Lunardelli consigliava Fantazzini fu sperimentato per la prima volta il sistema di tangenti del 20% sulle opere pubbliche. Funzionò ma io lasciai perché schifato», racconta la nostra fonte oggi settantenne.
La sua nomina a giudice del terzo Tribunale Regionale Federale, quello di San Paolo - incarico che venerdì notte gli ha consentito di liberare Battisti, Lunardelli lo deve però interamente a Dilma. Fu infatti la difesa sperticata che nel giugno del 2010 l'allora candidata alla presidenza del Brasile fece del suo nome ad essere fondamentale perché l'allora presidente Lula lo indicasse per l'incarico. Vicino all'ala più radicale e corrotta del PT, Lunardelli è amico personale di José Dirceu, l'ex braccio destro lulista già condannato per corruzione ed associazione a delinquere a 30 anni di carcere. Quella fu la prima volta che Dilma interferì in una nomina per un incarico importante nel sistema giudiziario verde-oro.
La seconda fu a inizio 2015, quando l'allora presidente Rousseff tentò, inutilmente, di promuovere Lunardelli alla Corte Suprema di Giustizia per bloccare l'inchiesta Lava Jato che avrebbe di lì a poco travolto lei ed il suo padrino politico Lula, oggi a rischio arresto ed imputato in 8 processi. Ma Lunardelli continua evidentemente ad essere una pedina strategica del «soccorso rosso» in salsa brasiliana anche adesso che ad essere diventato presidente è Michel Temer.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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